giovedì 3 agosto 2017

Sogno rosso

Scusate l'ignoranza. Per vie traverse, ho scoperto l'esistenza del periodico quindicinale Rosso, stampato a Milano negli anni 1975-1979, come dice Wikipedia, giornale «punto di riferimento per i movimenti appartenenti ad Autonomia Operaia».


Copertine del genere, oggi, sono impensabili nonostante la realtà dei salari di merda e dei lavori di merda sia un dato di fatto.

Sebbene le istanze, o piattaforme programmatiche, siano frutto di un linguaggio oramai storicizzato (le case e il "resto" potrebbero anche essere "presi", ma il "salario" presuppone una produzione legata a un sistema che ripete quello in corso, fallimentare e, quindi, l'organizzazione della rivoluzione, ancor oggi, è problematica, non si tratta solo di conquistare i mezzi di produzione ma di riorganizzare del tutto la produzione) quella che prevede «nessuna collaborazione con il governo» è l'unica che conserva la sua validità. Certo, una pallottola spuntata, epperò lottare contro la buffonata delle alternanze è il minimo nel «teatrino politico» che, in vario grado, ha fatto del compromesso storico la messa in scena costante. 
L'alternanza, infatti, è sempre stata una parodia, alla quale in molti, io per primo, per anni ho abboccato come un pesce citrullo. Nondimeno - fenomeno Cinquestelle compreso nonostante tutti i loro abbai - crederci oggi, dopo il governo Monti e la presente legislatura, è davvero uno stolido perseverare.

Anche in virtù del fatto che la facce del potere non hanno più quella levatura e quel cipiglio dei politici, banchieri e industriali sopra rappresentati.

Per concludere, riporto (preso sempre da Wikipedia) un estratto di un editoriale di Rosso dell'ottobre 1976
«La lotta proletaria si scontra contro un sistema di potere, in cui non è più possibile distinguere le responsabilità di regime dei padroni piuttosto che del governo, del sindacato o del riformismo, si scontrano contro lo stato corporativo. Ora è la classe contro lo Stato: questo è quanto la crisi ha semplificato [...] Il “compromesso storico” mostra il suo vero volto: la repressione antioperaia e antiproletaria [...] Ma per i riformisti, per tutti i porci che si ergono a difensori di questo sistema basato sulla schiavitù del lavoro non sarà facile, il fronte della lotta si allarga sempre di più. Contro le lotte dei carcerati, dei lavoratori del pubblico impiego, dei giovani costretti a perdere anni di vita nel servizio di leva, contro le lotte delle donne il PCI dovrà dimostrare ai padroni multinazionali tutta la sua capacità repressiva per guadagnarsi un po’ di fiducia.»
Ebbene, provate a rileggerlo inserendo, al posto del PCI, il PD.  Cambia qualcosa?

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

ricordo che il sost. proc. Pietro Calogero, poi premiato con una poltrona al CSM e con quella di PG a Venezia, nel 1980 portò in assise, a Padova, fotocopiati (ancora con le vecchie fotocopie a carta trattata), tutti i numeri di Rosso per provare il suo cervellotico teorema, nell'ambito del quale, non ultimo, veniva dato per provato che Toni Negri fosse addirittura il capo delle Brigate rosse (!!!), cosa che ci fece ridere più ancora della trovata de Il Male con Tognazzi. Era quella un'altra epoca se pensi che il nostro Toynbee, alias Paolo Mieli, tanto per citare un nome, qualche anno prima militava in P.O..
la classe operaia italiana, proprio in quegli anni, andò in paradiso. requiescat in pace

Marino Voglio ha detto...

(no: che "il fronte si allarghi" era un sogno allora ed è un sogno oggi. e allora come oggi non sarà loro troppo difficile.
imho)