Stavo computando, allorquando un dito ha preso la via maestra e si è sottoposto all'attenzione dello schermo ergendosi, come una lancia, per significare massimo sdegno nei confronti dei tanti pixel che andavano a formare una testadicazzo vagante che partecipava a un dibattito sulla necessità di utilizzare il certificato verde per lavorare. Lo guardavo, il dito, e mi dispiacevo di avergli poco prima tagliato e limato l'unghia, che cominciava a esser lunga, anche troppo, non sono mica un pizzicagnolo o un chitarrista; ebbene, se l'unghia fosse stata lunga - riflettevo - essa avrebbe, in questo caso, aumentato la significazione di sdegno perché sarebbe stata essa per prima a graffiare dentro il luogo ove si suppone il dito avrebbe desiderato allocarsi, alla maniera d'indagine urologica, senza la barriere confortevoli di lattice e senza l'ausilio di unguenti atti a rendere meno sgradevole l'introduzione e lo spingimento.
«Povero dito, però», pensavo, allo stesso tempo. «Perché fargli fare un lavoro così sporco? Non sarebbe più d'uopo un querciolo nodoso, con tutta la corteccia ruvida, magari un po' ammuffita? Sì, ne convegno. Andrò a procurarmelo, il querciolo».
E così ho spento lo schermo e mi sono addentrato nel bosco. Il terreno è ricoperto da un leggero strato di foglie e si inizia persino a sentire un primo, tenue odore di funghi. I neuroni qui non hanno a che fare con i pixel e i bit. Ho raccolto un ramo divelto dal vento ma, dato che in quest'angolo analogico testedicazzo non ci sono, anziché tonfare un albero, l'ho rilasciato a terra, ho cercato di mettere in moto il diaframma per un ciclo di venti respirazioni, ed eccomi qua, tutto rosso come Dante, allorquando Virgilio lo rimproverò di essersi attardato a guardare due falsari che si azzuffavano e insultavano senza tregua.
Sinceramente, mi sono rotto i coglioni di questo Inferno, di questi falsari al potere. Proverò a camminare nel bosco di più, ma Virgilio, fa' presto, fa' presto, su.
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