Volete sapere come sto, ma non ve lo dico. Tanto se ve lo dicessi, fareste finta di ascoltare e rispondereste come un centralino "Salve: per assistenza commerciale digiti uno, per assistenza mentale digiti 2". Perdipiù, avete la pretesa di affermare che, per stare bene, si deve fare questo e quest'altro. Io annuisco, muovo la testa in su e in giù, alla maniera di quei cagnolini finti che si mettevano un tempo dietro le auto per far credere, a chi seguiva, di avere un cane a bordo; e faccio questo movimento perché se, invece, vi dicessi che io, per stare bene, faccio qualcos'altro, voi mi rimproverereste, mi direste che sono un tipo poco raccomandabile, quasi un delinquente, uno che certo non merita di occupare un posto in società, che deve stare a casa, meglio sarebbe in una casa correzionale, un 41 bischeri atto alla bisogna.
Sono tempi bui, da carbonari, se ancora usasse il carbone. Tempi da dispacci, da cristacci morti di fame che non si sono fermati a Eboli, ma che invece occupano posizioni e incarichi a tempo indeterminatissimo, la maggior parte del quale - tempo - è trascorso con un microfono davanti alla bocca per parlare al po - po - lo (sillabato per motivi di gravità).
Onde per cui, di questi tempi, è bene essere poco chiari: a esserlo - è dimostrato - si rischia di accecare di luce chi si è abituato alle caverne. Vedo, infatti, molte persone disegnare animali, umani compresi, sottoposti a varie modalità di punizione e tortura. Per ora sono soltanto disegnetti, abbozzi, puntuali dichiarazioni a mezzo stampa, brevi rullate di tamburo per raccogliere un po' di folla. Si accendono fuochi, si tendono corde, si cercano dirupi. I segni ci sono tutti: sarà sufficiente far annusare un po' di sangue all'orda così che la festa abbia inizio.
Nessun commento:
Posta un commento