Quando avrò la mente sgombra
dall'ombra che copre i pensieri,
ritroverò la luce che ieri
risplendeva sui fianchi
di lei che era davanti
a me che stavo nell'ombra
a coprire i pensieri
che, neri, ingombravano
la mente.
Quella luce, se torna,
renderà il passo affrancato
il sonno riposato e il sogno
meno assillato dagli incubi
del giorno, vidimati
con il timbro ufficiale
da facce senza connotati
che ci vogliono succubi.
Chiaroveggente leggerò
l'alfabeto dei cumulonembi
che informano l'orizzonte
sotto l'aspetto dell'eternità.
La mia, incerta, a una cert'ora
deciderà che non sia il caso
sforzarsi di capire troppo
la banalità del male.
E ripenserò a quand'ero ragazzo,
alla gara di sputi con gli amici:
e chi arrivava più lontano
non vinceva niente se non
il riconoscimento di essere
a capo di una repubblica
in calzoni corti, lo spazio
di un giorno, non più.
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