«Non importa ciò che l'uomo raggiunge per mezzo della televisione: se una esplosione atomica, l'incoronazione di una regina o un concorso di bellezza [o i reparti di terapia intensiva]; e non importa chi sta seduto davanti allo schermo televisivo: se il contadino di un kolkoz siberiano o un sarto londinese o il proprietario di un distributore di benzina nel Colorado; il fatto che gli eventi ci giungano in stato fantomatico, privato di realtà, che il consumo di fantasmi si sostituisca a una reale esperienza del mondo resta in ogni caso lo stesso; esso, ed esso soltanto, è quello che decide; quello che plasma e trasforma l'uomo; quello che pregiudica il suo rapporto col mondo e il rapporto del mondo con lui.»
Günther Anders, "Il privato" (1958), in L'uomo è antiquato, Bollati Boringhieri, Torino 1992
2 commenti:
permettimi caro Luca di eccepire:
un tempo il contadino di un kolkoz siberiano non era raggiunto da nulla; ancora negli anni venti in certi angoli sperduti della siberia erano convinti regnasse lo zar.
quanto a "una reale esperienza del mondo", forse s'intende una esperienza diretta, poiché i fatti, pur filtrati e distorti, che ci raccontano i media sono reali (almeno il più delle volte). quindi anche le terapie intensive. altro discorso è come ci vengono proposte quelle immagini, a cominciare dalla musichetta inquietante di sottofondo. e su questo, come sai, siamo d'accordo. buona domenica
sì, non nego neanch'io la realtà delle terapie intensive (quando erano ai limiti della loro capacità ricettiva); mi riferivo, appunto, a «l'altro discorso», quello delle luci di scena sempre puntate lì o sui "numeri" del C. perché, dopo un anno e mezzo di fila, in Italia soprattutto, mediaticamente, il discorso sul C. è predominante. Riguardo al contadino siberiano, la responsabilità di averlo rammentato è dell'Autore.
Bon dimanche à toi aussi.
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