«Contagiati forse dai monotoni, immaginarono che ogni uomo è due uomini e che il vero è l'altro, quello che sta in cielo. Immaginarono anche che i nostri atti gettino un riflesso invertito, di modo che se noi vegliamo, l'altro dorme, se fornichiamo, l'altro è casto, se rubiamo, l'altro dà del suo. Morti, ci uniremo a lui e saremo lui». J.L. Borges, L'Aleph, “I teologi”.
Ho provato a pensarci: se davvero i nostri atti gettassero un riflesso invertito, limitandomi all'oggi, per esempio, tutte le volte che ho sorriso, dove sarà stato proiettato il mio pianto? Tutte le volte che ho detto buongiorno, dove si sarà udito "vaffanculo"? E così, via. Ma più di tutto, mi ha incuriosito il mio non fare, le zone d'ombra che si rispecchiano in luce, il taciuto da qualche parte detto, il tempo dell'attesa trasformato in nostalgia.
Poi ho smesso, non ci ho pensato più. Le diatribe teologiche le risolvo quasi sempre con un giro tra gli scaffali della coop.
3 commenti:
...e le coop ringraziano, I suppose ;-))
poi hai smesso e non ci hai pensato più.
bravo eh.
e quell'altro povero coglione lassù pensando a borges invece di vedersi la juve o il psg in santa pace.
Il calcio: dopo finale Berlino 2006 ho appeso la visione al chiodo. E nonostante sky m'offra aggratis ogni tanto partite e lo zapping vi indulga qualche secondo, appena vedo sul prato verde zampettare arti tatuati, cambio e metto Giorgione che prepara un intruglio con le cotiche.
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