sabato 7 settembre 2019

Dare il concio alle colonne

Nelle concitate (citate con?) giornate della formazione del novissimo governo giallorosso, ciò che più mi ha colpito è stato quando, al termine dell'incontro con il presidente del consiglio incaricato, il Presidente della Repubblica è uscito dai suoi uffici, sollevato e sorridente, non per fare una dichiarazione ma per un piccolo saluto ai giornalisti stipati nella sala stampa del Quirinale, dicendo loro:
«Sono entrato in questa Sala stampa soltanto per salutarvi e ringraziarvi del vostro lavoro e dell’impegno con cui avete informato i nostri concittadini, sperando che il Quirinale vi abbia messo in condizione di poterlo fare senza troppi disagi. Vorrei aggiungere che per me è stato di grande interesse leggere ogni mattina, sui giornali stampati oppure on-line, o ascoltare la sera in tv, le cronache e le interpretazioni dei fatti da diversi punti di vista. Questo confronto tra prospettive differenti, opinioni diverse e diverse valutazioni, è prezioso per me, come per chiunque. E, ancora una volta, sottolinea l’importanza e il valore della libera stampa.»
Riflettiamo: quanto è davvero prezioso il confronto tra diversi punti di vista, tra prospettive differenti e opinioni diverse e diverse valutazioni? Soprattutto: il grande interesse di cui parla Mattarella è dovuto al fatto che la sua opinione sulle vicende politiche (da cui scaturiscono le sue "limitate" deliberazioni) si forma veramente, in grande misura, dalla lettura e dall'ascolto quotidiani delle cronache e delle interpretazioni dei fatti politici? Se così fosse, di questo miscuglio informativo, quanto peso ha La Verità? Quanto Il Manifesto, Il Foglio, Il fatto quotidiano, Il Post, Linkiesta, Giornalettismo, Il Corriere, il Tg1, 2, 3, 4, 5, 7, la Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Mattino, il QN, Libero (!), Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Il Piccolo, Il [mal]Tempo, Avvenire e ora basta, mi fermo qui?
E in particolare: quali editorialisti saranno risultati i più letti dal Presidente? 

Lo dico senza vergogna (ma forse con il rimpianto di avere avuto meno stimoli bloggheristici a supporto): non ho comprato alcun cazzo di quotidiano durante i giorni della crisi. Ho letto giusto i titoli dei giornali online, non ho ascoltato mezzo minuto di intervistato in tv, sia esso in onda o in cielo. Confesso qualche temporeggiamento sulla timeline di twitter e facebook ma senza eccedere, eppure e in pratica, da umile chiunque, e fatto salvo che non nego il valore della libera stampa, io non ritengo affatto prezioso il vaneggiare politico insulso prodottosi durante l'agosto più uggioso del secolo in corso, regata della Greta a parte; prezioso no, piuttosto vacuo, inutile e vaporoso, come una scorreggia a salve.

Se un domani poi saranno desecretate le motivazioni che hanno indotto la crisi di governo in favore della formazione del nuovo, allora potremo - legittimamente - aspettarci di trovare qualche pepita. Al momento papeete: una palata di concio per le colonne dello Stato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sappiamo che in Italia si legge poco però i giornali-quotidiani spuntano come funghi. Sono tanti, ma se sono in pochi a leggere, chi li mantiene? Siamo noi con le nostre tasse, involontariamente e inconsapevolmente, perché sono i partiti che li finanziano, togliendo danaro ai nostri servizi. E i giornali, ripagano i partiti (non noi a cui sacrificano le nostre esigenze) scrivendo a loro favore e naturalmente a nostro danno, il che lo si vede proprio da chi mandiamo a governare. Il governo è il frutto della informazione che abbiamo e se ci sono governi sbagliati vuole dire che quello è ciò che l’informazione ci ha dato. Non tutti i quotidiani sono finanziati dai partiti, ma quei pochi non bastano per avere una corretta ed equilibrata informazione per aiutarci a vedere chiaro il panorama politico che ci si presenta ogni volta che ci chiamano per votare. Non so se il presidente della repubblica si rende conto che la stampa in Italia è tutt’altro che libera.