Un
tal Lucas si svegliò una mattina d'ottobre solfeggiando un mottetto
montaliano, modificandone tuttavia parole e trama.
Lei
ancora una volta era ritornata di notte a tormentarlo (anche se in
quei frangenti tutto sembrava fuorché un tormento), a fargli
credere, con il suo sorriso obliquo, che lei e lui avrebbero potuto
appartarsi dietro quella porta, entrare poi in quella camera e
prendersi in bocca avidamente con la stessa voglia, lo stesso
appetito di ventenni che sfidavano laringiti acute e voci che si
facevano via via più cupe – con lei che se ne restava incantata ad
ascoltarlo crogiolandosi dentro qualche minima velleità edipica.
Lei
era ancora una volta ritornata, come sempre a dargli l'illusione che
fosse in cima ai suoi pensieri, tanto quanto l'orina che
costrinse Lucas a scegliere se alzarsi e andare in bagno oppure se a
resistere e dar corso al proseguimento posticcio del sogno, diventando regista di un film che non sarebbe mai stato proiettato.
Lucas iniziò il solfeggio:
Lucas iniziò il solfeggio:
Recidi,
forbice, quel volto
solo
nella memoria che si affolla.
Fa’
pure del grande suo viso che non ascolta
la
mia nebbia di sempre.
Un
freddo cala... Duro il cazzo svetta?
È
solo l'orina. Dopo lo scrolla
non
più la tua cicala
ma la prima pugnetta di Novembre.
4 commenti:
Va là che anche quando infiocchetti con urina, cazzo e pugnette sei un gran romanticone.
Vani tentativi di ridurre l'amore agli umori
...è già novembre lassù? o stai a fa' pasticci cor debbito, pippe pronte contro termine?
Eccerto: cicala 'nzegna a vive come nun ce fosse un domani
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