mercoledì 19 ottobre 2016

Corso accelerato di Storia Contemporanea



«Un paio di cose però sono sicure. Nel giugno 2011 gli Emirati, a nome dei Paesi del Golfo, offrono ad Assad aiuti equivalenti a tre volte il bilancio statale annuale di Damasco (allora 50 miliardi di dollari, quindi in totale 150 miliardi) per rompere l'alleanza politica, militare ed economica con Teheran. In cambio, oltre ai soldi, gli arabi del Golfo promettevano che sarebbe finita la rivolta cominciata a Daraa in marzo e che si era propagata a Damasco e Hama.
Il rifiuto di Assad è seguito da un segnale americano inequivocabile. Il 6 luglio 2011 l'ambasciatore Usa a Damasco Ford si reca da Hama e viene filmato mentre saluta calorosamente i ribelli anti-Assad. Mai si era visto un ambasciatore americano fare un gesto simile in un Paese ostile e soprattutto del Medio Oriente: i ribelli di Hama erano diventati la sua vera scorta. Il giorno dopo arriva in città anche l'ambasciatore francese. 
È cosi che la legittima protesta popolare contro un regime autocratico e brutale si è trasformata in una guerra per procura con la partecipazione attiva della Turchia, il beneplacito dell'allora segretario di Stato Usa Hillary Clinton e i finanziamenti dei sauditi e del Qatar.»

Un grande Alberto Negri

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vero che il regime di Assad è autocratico, brutale e blabla, ma visto cosa è successo con Saddam e Gheddafi, non è forse meglio lasciare che si massacrino tra di loro piuttosto che zuzzarceli qua a mln. con la scusa che fuggono dalle guerre? GB F USA sempre loro dietro al casino del MO e noi co****** sempre nel mezzo mentre la Germania fa finta di niente e intanto vende armi e strozza i paesi sudici, non potendolo fare coi nordici......'annamo bbene Sora Lella diceva.....