Non
aveva fatto niente. Niente. Eppure. Eppure si sentiva colpevole lei
stessa di qualcosa, non sapeva esattamente di che cosa, o forse lo
sapeva, ma non osava confessarselo, confessarglielo, entrare nello
specifico di un presentimento che forse condividevano, lui per
manifestarlo come accusa, lei come scusa, anche se delle scuse lui
non se ne sarebbe fatto niente, mentre delle accuse lei se ne faceva
un cruccio, quello che aveva fatto, o meglio: quello che non aveva
fatto, continuare ad amarlo, sarà per lui sempre una fonte di
scorno, se per caso gli capitasse di scorgere nei suoi occhi un
lucore che conosceva ma che non sarà dovuto al riflesso nei suoi
occhi, non più, verso quelli di altri, forse, lo vedrà, lo intuirà, e la tristezza gli piomberà addosso come un cavalcavia.
A lei dispiace, sì. E tanto. Non sa proprio in quale altro modo dirglielo,
pur sapendo che non vale niente il dirlo e il crederlo da parte sua,
perché questo non modificherà lo stato delle cose, non trasformerà la
sua delusione in una soluzione condivisa.
Così
ha deciso: farà il possibile per evitare di guardarlo negli occhi
nelle non più frequenti occasioni in cui saranno costretti a
incontrarsi. Cercherà di fingere una melanconia che non le
appartiene, forzerà la piega delle labbra all'ingiù, come una
madonna addolorata che non sa neanche più bene lei per quale motivo addolorarsi. Quanto
sarebbe bello che trovasse lui per primo una donna, una compagna che
a poco a poco albergasse nel suo cuore al posto suo. Non sa quanto
concederebbe perché ciò accadesse. Non lo sa, e non osa neanche
immaginarlo, probabilmente perché quello che vorrebbe per lui,
accade adesso a lei, lo sente nei suoi pensieri che si confondono,
nello sguardo perso al mattino mentre si lava il viso, quando sbadiglia e socchiude gli occhi e nella mente le si illumina un
volto nuovo, dei nuovi lineamenti, una voce, una voce che l'accompagna nel silenzio
della sera.
3 commenti:
Molto bello.
Molte grazie, cara.
Lei è uno scrittore nato, complimenti soprattutto per la frase conclusiva, una poesia ermetica.
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