Seguito di 1, 2 e 3
Eravamo ragazzini che ancora si divertivano con poco, data l'epoca in cui la microelettronica da intrattenimento consentiva, al massimo, i televisori Mivar a colori, oppure, per i videogame, ci toccava andare al bar per giocare con flipper, space invader o il pac man avente un joystick da carrello elevatore.
Eravamo ragazzini che ancora si divertivano con poco, data l'epoca in cui la microelettronica da intrattenimento consentiva, al massimo, i televisori Mivar a colori, oppure, per i videogame, ci toccava andare al bar per giocare con flipper, space invader o il pac man avente un joystick da carrello elevatore.
A
volte, istigati da qualcuno più grandicello che faceva già
le medie, ci imboscavamo per (tentare di) fumare le prime sigarette
(e superare lo schifo in bocca che lasciavano, le Muratti in particolare, con il filtro a carbone, che ancora sputo).
Per il resto, scuola a parte e compiti annessi, consumavamo le ore in piazza o al campetto per giocare a calcio,
scambiarci le figurine e poco più.
Un
pomeriggio di tardo autunno, dopo una partitella, io e Alessandro, che era, allo stesso tempo, amico e compagno di classe, ritornavamo a casa insieme perché
abitavamo nello stesso palazzone di dodici piani situato in un quartiere periferico della città. Durante il percorso, fummo affiancati da un ragazzo,
che più o meno aveva il doppio della nostra età, forse era
all'ultimo anno di liceo, boh, non ha importanza, e che – più
importante – anche lui abitava nello stesso nostro condominio. Una volta giunti davanti al portone d'ingresso, Umberto si rivolse a noi con aria seria e disse: «Eravate voi,
ieri, lungo il fiume, a fumare, vero? Pensate un po' cosa
direbbero i vostri genitori se lo sapessero».
A
me e ad Alessandro si seccarono le gambe già secche. Timidamente,
tentai una smentita che venne subito confutata dalla disperazione del
mio amico che, implorando, rispose: «Per carità, Umberto, non dirlo. Mio
padre mi riempirebbe di botte».
«No,
no, non dirò niente, tranquilli. Anch'io non fumo in casa,
nonostante i miei sappiano che fumi. Però alla vostra età, suvvia,
siete troppo piccoli».
«Sì,
sì, promettiamo che non lo faremo più», continuò Alessandro, quasi con le lacrime agli occhi».
«Bene, bravi. Piuttosto: potrei chiedervi un piacere. Potrei scambiare i doppioni delle figurine con voi?»
«Sì, certo».
Da bravi sventurati, io e Alessandro rispondemmo.
«Bene, bravi. Piuttosto: potrei chiedervi un piacere. Potrei scambiare i doppioni delle figurine con voi?»
«Sì, certo».
Da bravi sventurati, io e Alessandro rispondemmo.
1 commento:
Per una pentavalida , cinque figurine ;)
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