Umberto
ci fece sedere sul divano, a me e Alessandro, certamente più disinvolti nell'entrare in casa di un ragazzo più grande di noi,
come se quattro parole, due rassicurazioni e lo scudetto della
Salernitana scambiati il giorno precedente, fossero stati sufficienti
a infonderci una maggiore fiducia nei suoi confronti. Quella volta,
per praticità, avevamo portato con noi gli album dei Calciatori,
così potevamo subito attaccare le figurine che mancavano. Dopo
averne trovate e attaccate una dozzina, Umberto – che ci aveva
lasciati liberi di frugare nella collezione di doppioni da soli
perché, disse, aveva da fare una telefonata – ritornò per
chiederci se andava tutto bene e se, quando finito, avessimo voluto
dare un'occhiata a questi. «Sono
anch'essi doppioni», ci
avvisò, «infatti, ogni
tanto insieme alla copia mensile, vengono allegate ristampe di numeri
precedenti, probabilmente con l'intento di
convogliare nuovo pubblico
per
incrementare le vendite. Se
volete, quindi, potete portarne a casa qualche numero».
«No,
no» risposi, anche troppo rapidamente, per non lasciare intendere
che, in verità,
li avremmo presi volentieri quei giornali.
Oltre
che ai
fumetti erotici, che sfogliammo avidamente,
ci soffermammo con
particolare attenzione su una sorta di fotoromanzo, tipo quelli che
mi capitava di vedere su Grand Hotel della zia, ma in versione porno:
Supersex.
A
interessarci in questo caso, come per i fumetti, oltre alla visione
dei genitali nudi e dei vari tipi di coito praticati, erano le
nuvolette di dialogo che animavano la storia, alcune talmente
memorabili che lasciavano impronte notevoli nelle nostre imberbi
tavolette di cera. Esempio:
scena, un ring. Protagonisti: un uomo e una donna nudi, coi guantoni,
mimano un combattimento che, di lì a poco, si trasformerà in un
amplesso. A un certo punto, l'uomo, a terra, stremato, mormora: «Col
tuo quintale di zinne e il tuo metro cubo di sorca non sono ancora
suonato». Noi, invece, sì.
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