Vedrò
i tuoi occhi lucidi
dissipare
ogni finzione
raccontarmi
quello
che le parole
non
contengono
perché
nessuna è
capace
di ripetere
ciò
che resta intrappolato
nelle
palpebre.
E
stai: spalle
lievemente
arcuate
a
contenere imbarazzo e
a
difesa dell’esistente
per
non mettere in dubbio
la
vita svolta finora
all’insegna
del pesce d’oro:
caratteri
minuti e ben impressi
a
significare
che
la vita è questa e non un’altra
e
quindi i sogni
stiano
riposti nel secondo
cassetto
dell’armadio.
Ma
pure i cambi di stagione e
la
luce della luna –
insieme
al vento che si leva
nelle
ore di mezzo
in
mezzo al niente
dando
l’impressione netta
di
percepire sotto i piedi
il
movimento rotatorio
della
Terra –
regalano
ancora
sospensioni
al quotidiano gioco
del
fare che si disfa
e
la cattura di attimi
che
sfidano la dimenticanza
e
danno tregua
alla
malinconia.
E
tu ci sei, ti vedi
di
nuovo esistere là
anche
se fuori sembra tutto fermo
nel
caldo che imprigiona
i
corpi nella finzione.
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