Le Potestà & i Principati fanno a gara a difendere la libertà religiosa. Nessuno nega il diritto che ogni cittadino ha di professare il proprio culto, se ne ha uno, purché questo non contrasti con l'ordinamento giuridico, come recita parte dell'articolo 8 della nostra Costituzione (sempre sia lodata).
Ma, dato per scontato questo, nessuno si è mai chiesto quanta libertà vi sia nella religione. Ovvero, la religione libera l'uomo? Difendere la libertà religiosa vuol dire davvero difendere l'umanità? No, secondo me no. Sarà che io propendo per il significato etimologico di religare, «cioè “legare, vincolare”, nel significato di legare l'uomo alla divinità». Per cui, mi chiedo, come fa una cosa che lega a liberare? E a chi lega poi? A un Assoluto. E chi è questo Assoluto? Beh, risposta facile: Dio (e altri dèi, a seconda dei casi). Ma questo Dio esiste? No, si, forse... non propriamente; ovvero non si può dimostrare né che esiste né che non esiste. O meglio: Dio esiste solo nelle menti degli umani che credono che esista. Difendere la libertà religiosa non vuol dire, quindi, difendere l'uomo, la sua fisicità, la sua libertà di azione e sopravvivenza, la sua libertà di espressione, anche; non vuol dire nemmeno difendere un'idea, no. Difendere la libertà religiosa significa difendere una credenza, una fede, vale a dire: il mito nelle sue varie manifestazioni. Ma il mito che cos'è?
Il mito narra una storia sacra; riferisce un avvenimento che ha avuto luogo nel Tempo primordiale, il tempo favoloso delle «origini». In altre parole, il mito narra come, grazie alle gesta di Esseri Soprannaturali, una realtà è venuta all'esistenza, sia che si tratti della realtà totale, il Cosmo, o solamente di un frammento di realtà: un'isola, una specie vegetale, un comportamento umano, un'istituzione. Il mito quindi è sempre la narrazione di una «creazione»: riferisce come una cosa è stata prodotta, ha cominciato ad essere.[...] I personaggi dei miti sono Esseri Soprannaturali; essi sono conosciuti soprattutto per ciò che hanno fatto nel tempo prestigioso delle «origini».
Mircea Eliade, Mito e realtà, Borla, Roma 1985 (traduzione di Giovanni Cantoni)
Il punto è che poi a quel mito, a quell'avvenimento sacro perso nel tempo (più o meno recente) della storia umana, non è richiesta alcuna attendibilità, alcuna prova: dall'evento fondatore che lo ha prodotto sono scaturite la tradizione, la ritualità, la religione che evolvono sì nel tempo, ma che si rifanno sempre e comunque all'evento primordiale.
Difendere la libertà religiosa significa, quindi, difendere un mito, una tradizione, una narrazione, una ritualità, un incantesimo: tutte cose che, necessariamente, non hanno al loro interno libertà. Io, cittadino, difendo la tua libertà di pregare e di credere, religioso. Ma tu, religioso, difendi la mia libertà di non credere, di non pregare, di non subire le tue indicazioni etiche nella mia città desacralizzata?
Ripeto un mio pensiero già espresso altre volte. Per farlo ho bisogno di parlare con Dio.
- Pronto Dio?
- Sì, dimmi.
- Approveresti un esperimento mentale che coinvolga tutti gli umani, nessuno escluso?
- Dipende. Sentiamo.
- Una settimana mondiale senza Te.
- E cioè?
- Tu sparisci per una settimana dalle menti delle genti. Pluf, via. Aria. Nessuna traccia della tua in-esistenza.
- Uhm... si potrebbe fare. Così mi riposo veramente. O, meglio, per una settimana non sento invocazioni, preghiere; per una settimana non ci saranno ammazzamenti nel mio nome, peccati da commettere, favori da fare, discorsi da sorbire, hobby da soddisfare.
- Allora ci stai?
- Beh, è un'idea che mi alletta. È dai tempi immemori di Lucy che non provo questa “emozione” del non essere... pensato. Però c'è un problema: io, Dio, una settimana di assenza giustificata la faccio volentieri. Ma mi dà l'impressione che serva a poco. Roba da quando il gatto dorme e i topi ballano. Ma poi mi sveglio, mi sveglio sempre.
- Sì, ma non dev'essere così la tua settimana di assenza. Nel senso che in quella settimana deve risultare non solo che Tu non esisti, ma che non sei mai esistito né che esisterai; ovverosia, nessun umano, per almeno 7 giorni, deve avere una qualsivoglia idea di Te.
- Ma in questo caso, senza di me completamente, come farà tutto il clero del mondo da un giorno all'altro a trovarsi con questo vuoto? Cosa faranno tutti i sacerdoti, tutti gli imam, tutti i rabbini, tutti i pastori... Si alzano e... che fanno? A chi rompono i coglioni? La mia assenza totale priverà di senso tutti i loro rituali, inchini e preghiere. E si renderanno conto anche di come sono vestiti...
- Alcuni Prada.
- Ma vaffanculo.
- Signore!
- Non fare lo spiritoso... il punto è che io temo che, se sparissi, verrebbero meno non solo le religioni, ma anche le istituzioni. Pensa tu quelle che fondano la loro economia su di me. In God We Trust. Con cosa lo sostituiscono? I Pod We Trust? E che dire delle monarchie, soprattutto quelle che derivano direttamente il loro potere da me, vedi l'Inghilterra? Ho il timore che, se sparissi una settimana dalle vostre menti, molte cose cambierebbero irreversibilmente. Io sono il Degree (Troilo e Cressida, Atto Primo, Scena Terza, vedi discorso di Ulisse) per eccellenza, sono il Postulato sul quale si fonda gran parte della geometria istituzioniale terrestre.
- Ma si fa per provare...
- Guarda che io sono tendenzialmente d'accordo. Solo, secondo me, dopo succede un casino della madre di mio figlio. Non siete capaci, voi italiani, di stare un giorno senza Berlusconi... ditemi un po' come farete a stare una settimana senza di me.
- È vero, ma ci piace il rischio. Quale settimana di quale mese andrà bene per Te, o Signore?
- Dopo Carnevale, telefonami e si fissa: non voglio perdermi le sfilate di Rio. Bene sarebbe la settimana santa, così dopo risorgo.
- Bene, allora a presto. Sono contento che tu approvi.
- Sì, io approvo. Approvo perché io in una settimana ho creato il mondo. Una settimana senza di me sarà sufficiente a disfarlo.
5 commenti:
difendere la libertà dalle religioni, ecco una lotta.
il mito si crea anche con il rito, che è la struttura portante delle religioni.
ciao
E tu saresti pronto a sovvenzionare migliaia di prelati di ogni ordine, grado e religione senza lavoro? altro che 8 per mille ci costerebbero. Post fantastico.
Delizioso.
E, Voltaire docet, "se Dio non ci fosse bisognerebbe inventarlo"...
Ma com' è patetica e fragile, questa nostra natura, dall' abisso dell' ignoranza terrorizzata e dalle mille velleità represse traviata: non c' è prezzo alla ragione che non paghi volentieri, né contraddizione che non sia disposta a sopportare, pur di rifugiarsi, tremante, nella dimensione del sogno...
Mi dispiace per te, le tue interpretazioni svelano la mancanza di conoscenza sia del termine libertà sia della difesa dell'uomo. Mi dispiace che tu non creda, stai perdendo più di quello che tu possa immaginare. Un giorno non solo parlerai con Dio e non avrai bisogno del telefono. Sai, nel Suo quartier generale il telefono è solo per chi non sa vedere oltre il filo: Che Dio ti aiuti.
I commenti approvati dall'autore del blog: spero che lo approvi, quale libertà in caso contrario?
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