«Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico. In verità, che cosa potrebbe essere più razionale della soppressione dell'individualità nel corso della meccanizzazione di attività socialmente necessarie ma faticose...» ?
Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione, Einaudi, Torino 1967
Niente di più razionale che questa irrazionalità. Una civiltà che razzola irrazionalità. Una civiltà, l'occidentale, che non sa quello che vuole, perché non può saperlo, causa la sua scarsa immaginazione. Trovare un'idea comune, una radice comune, è un assillo che produce mostri. Le radici non hanno radici. Pensi al futuro: quale? Pensare perfezioni è rischio aberrazioni. Pensi all'oggi, carpe diem, ma vedi che cogliere l'attimo e gustarne il sapore di fragola è impossibile per un'intera civiltà. Lo so: sei lì che gusti la tua spremutina, il tuo cappuccino, la tua fetta di pane imburrata, la tua mano che tocca il culo dell'amante vicina/o eccetera... ecco, ma tu ora lì, occidentale che ti affanni a leggere editoriali, potresti dirti felice? Potresti confessare a te stesso: «sono in paradiso»?
C'è un sottofondo di malinconia per ogni anima sensibile. Gennaio è un mese che quando regala cieli azzurri concede troppo spazio all'immaginazione. Chissà se qualche giornale d'occidente prenderà in considerazione questi pensierini come quelli di rabbia, dolore e fatica dei blogger di Tunisi o di Mirafiori.
Esco, vado fuori. Vado a votare anch'io, non so cosa di preciso ma voterò lo stesso. Oggi ho voglia di sentirmi sovrano.
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