sabato 19 gennaio 2013

Parabole politiche


Parabola Giolitti, parabola Mussolini, parabola Costituente, parabola monocolore Dc, parabola Centrosinistra, parabola Compromesso storico, parabola Pentapartito, parabola Berlusconi Uno, parabola Ulivo, parabola Berlusconi Due, parabola Unione, parabola Berlusconi Tre, parabola Monti...
In Italia, ogni parabola politica definisce una traiettoria che finisce, ineluttabilmente, sulle palle del popolo - ma non di tutto il popolo, vanno esclusi coloro che appartengono alla classe del dominio, giacché son essi che determinano la politica (la lanciano al popolo).  
Purtroppo però, per difendersi da tali parabole, al popolo degli scornati non basta munirsi di parapalle. Dai posti di comando picchiano sempre più duro, seppur in modi diversi, a seconda delle circostanze storiche. È vero, ci sono stati, nel susseguirsi dei governi, colpi che sembravano carezze - vedi quella della spesa pubblica alle stelle, con innalzamento vertiginoso del debito pubblico, per accontentare molti fortunati con un posto al caldo nella pubblica amministrazione, per aver votato - e fatto votare ai familiari - il partito giusto.
Che fare? Se Beppe Grillo valesse un quarto di Piero Gobetti proverei a credergli, ma non è così, non è così. 
Il dramma resta uguale a quello descritto da Gobetti novantun'anni fa; anzi, è peggiorato, giacché l'Italia di prove ne ha avute a bizzeffe, ma gli italiani sono sempre punto e a capo, cittadini ineducati che non hanno il senso della libertà (se non quella di fare i cazzi propri).
Ma il problema non è del singolo, bensì del collettivo. La famosa questione della coscienza di classe. 
E io, che darò il mio voto al Partito Democratico, so in anticipo dove dovrò mettere le mani, dopo. 
(Spero solo che il colpo sia più leggero di quanto sarebbe se vincessero Berlusconi e la Lega).

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