Questa
sera non sono solvibile: neanche trovassi un tedesco – o una
tedesca, meglio – che mi offrisse una ristrutturazione del debito
esistenziale...
§§§
Io, in Germania, ci sono stato solo una volta, a Ruhpolding, nelle alpi
bavaresi, era estate, metà anni Ottanta, una gita organizzata dal comune perché il
comune dove abito era (è) gemellato da tempo con una cittadina tedesca e
allora si facevano queste gite per fare incontrare i giovani dei due
comuni, in nome dell'Europa dei popoli. Io andai, più o meno solo,
cioè senza il gruppo degli amici che di solito frequentavo. Tuttavia, qualcuno conoscevo, anche se mi toccò dividere la camera con un ragazzo
che non conoscevo.
In
questa cittadina delle alpi bavaresi, per l'appunto, alloggiavamo in un
bell'albergo occupato per intero dalla nostra comitiva, più da
quella composta da ragazzi tedeschi più o meno nostri coetanei.
Ricordo vagamente il primo impatto coi teutonici, brindelloni dai
polpacci giganti, mediamente più grossi di un paio di taglie
rispetto a noialtri segaligni. Chiaramente, l'occhio corse in cerca
delle fanciulle – essendo le nostre italiche poche, scacie e
parrocchiali; ma anche le tedesche sembravano giovani marmotte
perlopiù. Qualcuna c'era, una in particolare molto carina, non
troppo alta, forme notevolmente flessuose e sode, che subito attirò
le occhiate del reparto segaligni.
Posati
i bagagli, gli accompagnatori ci sciolsero per le vie del paese per
socializzare. Una birreria ci accolse a stento e subito vidi un
gruppetto dei nostri a sbavare dietro alla biondina, che rideva delle
buffonate dei primi castroni che ci provavano. Uno di questi, mio
mentore, nel senso che durante il viaggio, in pullman, si prese la
briga di fare le presentazioni perché – ripeto – non tutti noi
ci conoscevamo, e che mi presentò al gruppo come un poeta e un sagace
umorista perché s'era sparsa la voce che io, una volta, in
discoteca, a una che domandai qual fosse il suo nome, e che mi
rispose: «Levatidallepalle», replicai: «Accidenti che nome lungo».
E vabbè, mi fece sentire importante. Comunque, dicevo, il mentore fu
uno dei più attivi nell'attacco frontale alla signorina, la quale
rideva forte delle stupidaggini maccheroniche che le diceva e io, nel
ritorno a piedi verso l'albergo, credetti proprio che, per lui, fosse
quasi fatta. E invece.
Nell'approssimarsi
all'ingresso, il mentore mi si avvicinò e mi disse, mestamente:
«Luca, quella, la biondina, ha detto che gli piaci, che vorrebbe
conoscere te.»
Io?
6 commenti:
E... ?
:)
il baffo (anche se solo in potenza), si sa, è sciupafemmine
cazzo, se sapevi la sua lingua era la volta buona che potevi usare la tua
+1 melusina
@ Mel e, di sponda, a Marino.
Ora vedo se stasera riesco ad andare + afanti.
@ Olympe de Gouges
La lingua sarà, appunto, prevedibilmente, uno dei temi da affrontare nel prosieguo.
@ Lozittito
Benvenuto. Inoltre: bella scoperto il tuo blog. Lo metto subito tra i feed.
A parte la lingua ,che e'sempre importante,in Germania ci sono stato pure io,una volta,a Dusseldorf, con brevi puntate a Colonia,Bon, Essen.
Ironia della sorte visitai la Mannesman,ove mica poi troppi anni prima mio padre partecipo'coattamente a 12 ore al giorno ,senza festivita' al primo tentativo di fare l'Europa unita;a sua insaputa,dopo due anni di ferie in Montenegro,pagate dallo Stato.
Le teutoniche Beh ,carine,sapevano gia'parlare tutte un prfetto inglese,mentre io ero solo ai primi approcci...ecco perche'la lingua e'importante in tutti i sensi.
Posta un commento