C'è in giro tanta voglia di no-euro e tutti professori e allievi della prima o della seconda o della terza ora che dicevano dicono diranno io ve lo avevo detto che l'euro era una merda e adesso sghignazzano soddisfatti di aver avuto ragione e dicono suvvia usciamo dalla costrizione della moneta unica ritorniamo alla lira datemi retta per bene e vedrete come le cose si riassestano come tutto ritorna in ordine per benino e l'Italia riparte riproduce rivende rimpingua le casse dello Stato e lo Stato dopo non avrà alibi per non spendere e restituire alla cittadinanza secondo i dettami della giustizia e dell'equità ma che bravi ma che bravi sono un fronte unico che va da quelli della Lega a quelli di Sinistra Ecologia e Ilarità da casa paunde a casa cazzo nel senso di grillo insomma sono tutti quelli che un po' alla volta sono andati da Santoro e dalla Santorina la biondina con la voce a soffocone uno su tutti colui che da anni predica italiaviadalleuro (x3) quello che per cognome ha un passato remoto che fa venire voglia di asciugarsi i piedi messi a mollo per tagliarsi meglio le unghie.
Precisazione: l'euro così com'è è un'assurdità e quanto scritto non è difesa del dogma della moneta unica. Mi limito a osservare che quello della moneta, a mio avviso, è solo un problema di superficie e non va alla radice della questione. Io, cioè, scusate, noi...
«Noi partiamo da un fatto dell'economia politica, da un fatto attuale.
L'operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza, quanto più la sua produzione cresce in potenza e estensione. L'operaio diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea delle merci. Con la messa in valore del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalutazione del mondo degli uomini. Il lavoro non produce soltanto merci; esso produce se stesso e il lavoratore come una merce, precisamente nella proporzione in cui esso produce merci in genere».
Karl Marx, Manoscritti economico filosofici (XXII).
5 commenti:
Sinistra Ecologia e Ilarità te lo copio
nell'economia globalizzata svalutare non è più un vantaggio competitivo strutturale per l' economia di riferimento. se la redditività dell'investimento era scrausa lo rimane anche svalutando e nessuno investirà in ogni caso ( vedi argentina, per esempio).
"la necessità di valorizzare il bene comune" cioè l' investimento statale alla lunga non funziona e dovremmo saperlo, ma pare di no.
tralascio qui le pur importanti ricadute politiche e antropologiche, per i popoli abituati da tempo all'ingombrante presenza del grande fratello nazionale che cerca di colmare direttamente il gap di sviluppo capitalistico
non si sopperisce neanche con il mercato interno protetto ad una produttività che annaspa (o, vista da un altro lato, al alto costo o alla obsolescenza delle merci prodotte), è solo un modo certo per garantire la solita, per i soliti, miseria -ancorchè dignitosa e patriottica
@ Olympe de Gouges
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@ Anomimo
Grazie del commento che mi permetterò di copiare e che completa quel che io non ho detto nella mia critica laterale ai no-euristi.
non avevo firmato, meglio così
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