da Uscita di sicurezza del grande Altuna |
Tramite un rimbalzo internautico, da poche ore sono venuto a conoscenza della vicenda di Dominique Velati e ci sono rimasto male, sì, come se l'avessi conosciuta e fosse stata una persona cara.
Non è così, lo è diventata nello spazio del suo racconto, quello finale, espressione di una forza di volontà e di un coraggio che mi lasciano senza fiato, come una partenza di un razzo a Cape Canaveral, io sdraiato al suolo stupefatto dalla luce e dalla potenza umana espressa in una scelta.
La scelta, scegliere, il continuo essere messi alla prova, chiamati in causa, a decidere, tagliare, affettare se stessi e gli altri...
Dicono che la vera umanità passi da quelle parti. Sarà per questo che sovente mi sento tanto fratello di Gregor Samsa.
Perché? Eppure nessuno sceglie di nascere.
La Svizzera.
Ci sta mia suocera e altro parentado. E mia suocera ha una tessera in tasca, di un club che si chiama Exit. Uscita di sicurezza. Paga una quota annua, non troppo cara, come quella della Lipu, suppongo. E ciò le dà - diciamo meglio: darà diritto di scegliere di morire doucement, nel caso in cui fosse (scongiuri per lei) colpita da una malattia incurabile che potrebbe condurla all'infermità mentale o allo strazio fisico. Non può scegliere l'eutanasia per il mal di vivere, per intendersi.
Dominique Velati ha pagato 12.700 euro.
Altro tipo di obbligazioni.
5 commenti:
da noi, come solito, si passerà da un estremo all'altro: verrà introdotta la possibilità di ricorrere all'eutanasia, con mille complicazioni burocratiche, per poi, man mano, "liberalizzarla", fino al punto di "consigliarla" e "favorirla". tempo al tempo.
Però io non ci vedo forza di volontà e coraggio in questo suo gesto. Il coraggio sarebbe stato provare con la chemio, come farà oggi la mia amica Paola. Non fraintendermi, sono a favore dell'eutanasia ma penso che questa persona si stia ritirando dalla lotta troppo presto.
@ Olympe de Gouges: temo anch'io.
@ Rachel: un tipo di coraggio diverso, forse: quello di "scegliere" come morire e rappresentarsi la propria fine.
E nessun fraintendimento: coraggio eccome ce l'ha chi lotta.
C'è qualcosa di surreale nella lotta per avere l'unico diritto che non ti possono togliere. Aggiungerei che ho sempre considerato il dolore come momento intimo e che mi sconcerta il farne spettacolo pur comprendendo le finalità.
speriamo che si popolarizzi, come gli orologi al quarzo, i telefonini e l'analisi del dna; io non avrò mai 12700 leuri.
tendo a spendere ogni surplus in agenti patogeni, prevalentemente tabacco e alcool...
Posta un commento