martedì 1 dicembre 2015

Piketty up

Il novello (o beaujolais?) maître à penser degli economisti di sinistra, Thomas Piketty, ha oggi brontolato i ricchi per via dell'inquinamento, sostenendo che dovrebbero pagare di più dei poveri e gné gné.

«Bisognerà trovare delle soluzioni: non si riuscirà a fare nulla se i Paesi ricchi non metteranno mano al portafogli.»

Non sarebbe meglio PayPal?
Comunque, ammesso e non concesso che i ricchi caccino li sordi, chi li dovrebbe prendere? Er Vuvueffe? Grinpiss? Non è dato sapere. 
I ricchi inquinano? Che paghino, e la faccenda si risolve, sembra dire Piketty. Ora, va da sé che se l'inquinamento fosse una questione di soldi, avrebbero ragione quegli Stati che comprano quote di emissioni da altri Stati a minor impatto ambientale. E forse è questo quello a cui mira la proposta di Piketty. Leggiamo:

«Per andare sul concreto, i circa 7 miliardi di abitanti del pianeta emettono attualmente l’equivalente di 6 tonnellate di anidride carbonica per anno e per persona. La metà che inquina meno, 3,5 miliardi di persone, dislocate principalmente in Africa, Asia meridionale e Sudest asiatico (le zone più colpite dal riscaldamento climatico) emettono meno di 2 tonnellate per persona e sono responsabili di appena il 15 per cento delle emissioni complessive. All’altra estremità della scala, l’1 per cento che inquina di più, 70 milioni di individui, evidenzia emissioni medie nell’ordine di 100 tonnellate di CO2 pro capite: da soli, questi 70 milioni sono responsabili di circa il 15 per cento delle emissioni complessive, quanto i 3,5 miliardi di persone di cui sopra. E dove vive questo 1 per cento di grandi inquinatori? Il 57 per cento di loro risiede in Nordamerica, il 16 per cento in Europa e solo poco più del 5 per cento in Cina (meno che in Russia e in Medio Oriente, con circa il 6 per cento a testa). Ci sembra che questi dati possano fornire un criterio sufficiente per ripartire gli oneri finanziari del fondo mondiale di adattamento da 150 miliardi di dollari l’anno. L’America settentrionale dovrebbe versare 85 miliardi (lo 0,5 per cento del suo Pil) e l’Europa 24 miliardi (lo 0,2 per cento del suo Pil). Queste conclusioni probabilmente saranno sgradite a Donald Trump e ad altri. Quel che è certo è che è arrivato il momento di riflettere su criteri di ripartizione basati sul concetto di un’imposta progressiva sulle emissioni: non si possono chiedere gli stessi sforzi a chi emette 2 tonnellate di anidride carbonica l’anno e a chi ne emette 100. »

Ah, Piketty, Piketty che tanto piace alle menti illuminate e alle classi dirigenti della sinistra liberal progressista e riformista mondiale: lui sì che sa suonare il piffero, da vero incantatore. 
Il suo, più che essere un pensiero eversivo è un pensiero diversivo.
Non una parola una sulle vere cause che determinano l'inquinamento e riscaldamento globali. Non un accenno al modo di produzione e ai rapporti di classe da esso stabiliti. Niente da fare: per certa gente il lavoro e la merce non esistono. Esistono soltanto i soldi e la distinzione tra chi ce l'ha e chi non ce l'ha. Come i peli.

Perché? Ce lo dice Olympe de Gouges:

«In questa notte buia, in cui ogni idea ha sempre lo stesso segno, è venuto meno l’ancoraggio alla conoscenza della società umana secondo il fondamentale assunto che sono i rapporti di produzione, che si formano indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza degli uomini, ad essere infine determinati e originari, in antitesi ai rapporti ideologici, che nascono passando attraverso la coscienza umana.

L’ignoranza – più ancora che il rigetto – del materialismo dialettico impedisce di fare luce sulle leggi specifiche del modo di produzione capitalistico e dunque sul movimento nella sua contraddizione fondamentale. Non si tratta di una semplice questione d’ordine epistemologico, posto tra l’altro che siamo vittime obbligate delle accentuazioni ideologiche imposteci dagli attori del rapporto sociale.»

La farsa oramai ha conquistato tutto lo spazio storico. Fanno un meeting sull'inquinamento senza mettere in discussione di una virgola il sistema economico e produttivo.
Scriveva Guy Debord nel 1971:

«"L'inquinamento" oggi va di moda, esattamente alla stessa maniera della rivoluzione: prende possesso di tutta la vita della società e viene rappresentata in forma illusoria nello spettacolo. È la litania che ci infastidisce con una miriade di scritti e discorsi erronei e mistificatori, ma che afferra tutti per la gola. È in mostra ovunque come ideologia, eppure si afferma come processo reale. Le due tendenze antagoniste, che sono lo stadio supremo della produzione di merci ed il progetto della negazione totale di tale produzione, altrettanto ricche di contraddizioni al loro interno, crescono insieme. Sono i due aspetti attraverso i quali si manifesta un unico momento storico, atteso da molto tempo, e spesso previsto in forma parziale e inadeguata: l'impossibilità del proseguimento del funzionamento del capitalismo.»

E ancora:

«I padroni della società ora sono obbligati a parlare dell'inquinamento, sia al fine di combatterlo (dopotutto vivono sul nostro stesso pianeta – che è l'unico criterio in base a cui si può affermare che lo sviluppo del capitalismo in effetti ha portato ad una fusione di classe) sia al fine di nasconderlo, per il semplice fatto che l'esistenza di tali tendenze nocive e pericolose costituisce un forte movente per la rivolta, un'esigenza essenziale degli sfruttati, vitale come la lotta dei proletari del XIX secolo per il diritto di mangiare. In seguito al fallimento fondamentale dei riformismi del passato – tutti, senza eccezione, aspiravano alla soluzione definitiva del problema di classe – sta sorgendo un nuovo tipo di riformismo che risponde alle stesse esigenze dei precedenti, vale a dire la lubrificazione della macchina e l'apertura di nuove zone redditizie per imprese all'avanguardia. Il settore più moderno dell'industria è in corsa per partecipare ai vari palliativi all'inquinamento, vedendoli come tante nuove opportunità che rendono tutto più attraente per il fatto che una buona parte del capitale monopolizzato dallo stato è disponibile per gli investimenti e la manipolazione in questa sfera. Ma se da una parte è garantito che questo nuovo riformismo fallirà per lo stesso identico motivo dei suoi predecessori, dall'altra parte, se ne differenzia radicalmente in quanto non ha molto tempo davanti a sé. »

Hai voglia a chiedere quattrini, Piketty: per quanto i ricchi sborsino, i soldi non saranno mai sufficienti per pagare il riscatto dell'umanità rapita.

9 commenti:

lozittito ha detto...

lungi da mettere in difficoltà il Capitale, la questione ambientale sembra in realtà un fenomeno perfetto per rafforzarlo dal punto di vista sovrastrutturale: "siamo tutti sulla stessa barca"; inoltre, ancora più originario, c'è il potente vantaggio competitivo che ne può derivare per alcune nazioni nella competizione sistemica

Olympe de Gouges ha detto...


il post centra in pieno la questione
c'è effettivamente molta gente che crede che le contraddizioni del capitalismo (rendere il capitalismo più "buono") si possano risolvere con una più equa, giusta, ragionevole, progressiva, ecc. distribuzione della ricchezza (dunque dal lato della tassazione)
la questione, ab ovo, non sta nella distribuzione ma nella produzione di quella ricchezza, nel suo carattere, ossia nel nel duplice carattere della merce ...
non è un caso che il "marxista" piketty abbia ammesso candidamente di non avere letto Das Kapital
questa è solo gentaglia abietta funzionale al sistema: quoto quanto dice qui sopra quel sovversivo di lozittito

Marino Voglio ha detto...

vedo che sul fatto che settemiliardi di capi siano - ehm, come dire - "molti", nessuno* spende un cipcip; anche qui, immagino, quelle che vanno tagliate sono semmai le emissioni altrui.

* si si lo so il malthusianesimo è stato liquidato da marx** e dunque la questione è risolta
** illo tempore non erano duemiliardi; magari oggi una secobda occhiata je la darebbe anche lui...?

Olympe de Gouges ha detto...


@ Marino

e magari un'occhiata a Marx a proposito della teoria della sovrappopolazione gliela potrebbe dare anche Lei, tanto per evitare poi di scrivere certe cose

Massimo ha detto...

In effetti si assiste ormai da tempo a una doppia rimozione: i potenti negano le pesantissime responsabilità del capitalismo, visto come l'unico modo possibile; i marxisti negano qualsiasi tipo di responsabilità anche parziale dello sfacelo ambientale e climatico, alla sovrappopolazione e alla devastante pressione antropica presente soprattutto nel cosiddetto terzo mondo. Anzi, molti di questi marxisti si sentono di sostenere allegramente che il pianeta (con una buona redistribuzione delle ricchezze ecc. ecc.) può sfamare senza problemi 10, 11, 15 miliardi di persone. Come dire: ognuno si illude come preferisce.
Mi sento di aggiungere senza tanti giri di parole, che un comunismo futuro, se mai ci sarà, non potrà prescindere dal controllo della natalità, altrimenti non potrà mai sperare di poter durare.

Luca Massaro ha detto...

@ Cari Marino e Massimo,
con assoluta modestia e sincera amicizia, vi rimando alle magnifiche pagine del Capitale, capitolo 23 "Le legge generale dell'accumulazione capitalistica" in particolare i paragrafi 3 ("Produzione progressiva di una sovrappopolazione relativa ossia di un esercito industriale di riserva") e 4 ("Forme differenti di esistenza della sovrappopolazione relativa. La legge generale dell'accumulazione capitalistica.").
Dopo ne riparliamo, così tanto per sgombrare il campo dalla confusione generata dall'equivalenza tra la teoria marxiana e il pensiero di alcuni marxisti "riformisti" (una contraddizione di per sé).
In estrema sintesi: non è un problema di buona o cattiva redistribuzione ma di un modo produzione che provoca, oltre all'inquinamento, sovrappopolazione.

Marino Voglio ha detto...

egregia madame,
ho scritto che "anche qui nessuno pia sul fatto che"; aveva invece qui piato qualcuno ma io non me ne sono accorto? devo evitare di scrivere certe cose? è sicura?

(si proibisce di sussurrare "il re sarà pure vestito ma c'ha troppi principini" a chiunque non dimostri nelle opportune sedi la sua dimestichezza con i paragrafi 3 e 4 e/o non li tratti con la appropriata deferenza?)

Massimo ha detto...

Con altrettanta assoluta modestia e amicizia, credo che le cose siano un pochino più complicate. La redistribuzione sarebbe una conseguenza diretta di un "sistema" comunista che dovrebbe comunque contenere la popolazione o contenere quello che questa popolazione consuma. Inoltre il proliferare senza limiti della specie umana ha molteplici cause di cui il "sistema" capitalista è solo una.

lozittito ha detto...

ci si rifugia nei numeri, gli inoppugnabili numeri. ho considerazione per i numeri, mi piace il materialismo storico, comprendere il movimento dell'oggettività sociale però non ha niente a che fare con l'aritmetica che può, come tutto il resto e come sopra, essere anch'essa un velo ideologico