Recentemente
venuto alle cronache perché almeno la metà dei cittadini si è
fatta fregare dalle obbligazioni subordinate di Banca Etruria e per
questo al centro di numerosi servizi dedicatigli dalle principali
testate giornalistiche e tele-giornalistiche italiane, Chiusi della
Verna è un piangente villaggio ubicato ai piedi del celeberrimo
Santuario della Verna (là dove san Francesco ricevette le stimmate) e per ciò stesso meta di numerosissimi pellegrinaggi, compresi quelli del terzultimo e
del penultimo papa (chissà quando il presente, Francesco I, vi si
recherà a farsi un piercing sui palmi).
Accidenti
che cappello che ho fatto. Togliamocelo.
Io la cresta della Verna la vedo da casa mia.
Il monte della Verna è quello con la gobba e sulla punta c'è il Santuario |
Tuttavia, faccio prima ad arrivare sul viale della Giovane Italia, parcheggiare e andare a piedi in Santa Croce che andare da quelle parti. Comunque è un bel posto, a parte i giorni di festa con
tutto il turismo religioso che s'ammassa. Da un lato, a ovest, vedono
l'Arno. Dall'altro, a est, il Tevere. Dove pisciano pisciano, o Firenze
o Roma le beccano comunque.
Sarò
stronzo, ma non provo tanta pena per i truffati da Banca Etruria a Chiusi. Per
le ragioni elencate da Olympe de Gouges, certo (1, 2), ma anche perché la scusante che lassù è presente solo quella banca non tiene in considerazione che c'è pure l'Ufficio
Postale (meglio non fare la fila e comprare una subordinata che
rompersi le palle alle poste con i fruttiferi?). A parte ciò: anziani o non anziani, analfabeti in economia o meno, come
cazzo si fa a mettere tutti i risparmi nel solito buco?
E
poi: con i frati a un paio di chilometri, si potevano far insegnare da loro come investire e far
fruttare i quattrini. Scommettete che i francescani non hanno perso un
centesimo?
Infine.
In
uno dei suoi libri più belli, Un viaggio in Italia, Einaudi,
Torino 1983, Guido Ceronetti, nel terzo capitolo, racconta:
Ecco.
Sulla Verna ho detto tutto. Ma niente sul grano.
1 commento:
caro Poeta,
tutto molto bello, e però se la prendessero i Ceronetti con chi (nome e cognome) a forza di condoni e abusi, abusi e condoni, capannoni e villette a bischero, ha distrutto il paesaggio e la bellezza. diciamolo pure che i geometri e gli architetti, i sindaci e gli assessori con i loro demenziali piani regolatori, di tre generazioni sono stati gli esecutori e avallatori materiali dello scempio, ma i mandanti della cementificazione e delle brutture, si sa mai come si chiamano.
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