a Siu
Quando l'ho vista per la prima volta indossava una tuta da ginnastica e sulla felpa, al posto di una o più parole, ad altezza petto, comparivano tre numeri: 89 - 63 - 88. Se non fosse stata spalle al muro, giuro, avrei guardato se sulla schiena avesse scritto anche il prefisso. Poi, data l'attesa comune, e un ascoltar distratto, entrambi, interlocutori diversi, mentre lei ha chinato lo sguardo sullo schermo del grande smartfono, ho compreso la ragione di quei numeri, anche se - a dire la verità - sarebbe occorsa una verifica per il numero di mezzo, evidentemente in difetto, legato probabilmente ai tempi della gioventù.
Quando l'ho vista la seconda volta era di schiena e camminava veloce lungo un corridoio interminabile. Indossava una giacca di pelle di camoscio, ne avevo una simile, da uomo, una trentina di anni fa, la feci su misura e la pagai un botto. Lei, si notava, la portava sbottonata e le punte della coda svolazzavano al suo incedere risoluto.
Quando l'ho vista per la terza volta era seduta. Indossava dei pantaloni di velluto beige a coste fini e un maglione di lana verde piuttosto brutto dal collo quasi alto. I numeri, anche se non c'erano, si vedevano meglio, anche quello sbagliato. Ha alzato gli occhi dallo smartfono al mio passaggio, probabilmente mi aveva visto uscire dall'ascensore. Mi ha sorriso, un sorriso quadrato, rassicurante, ma gli occhi trattenuti in una velata timidezza. Chiaramente io ho sorriso nello stesso momento, forse una frazione di secondo prima per dare avvio al suo. Non le ho chiesto «Fa caldo, fa freddo, che tempo strano per essere inverno». No. Semplicemente il nome. Un bel nome che non avevo mai sentito.
Se e quando dovessi vederla una quarta volta ne domanderò l'etimologia e se andiamo a fare i saldi insieme, da Zalando.
1 commento:
...un nome molto bello, molto illeso... ;-)))
(sto ascoltando la canzone per la terza volta, avevo dimenticato quanto è bella, anzi avevo dimenticato proprio la canzone)
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