Mi veniva più facile criticare il governo Berlusconi e il suo entourage. Forse perché credevo ancora che cambiando gli attori potesse cambiare la commedia. Avendo avuto la riprova che così non è, ogni esercizio critico del teatrino della politica mi getta nello sconforto; in questo caso soprattutto perché in parte, minima, nell'ordine del milionesimo, contribuii nel 2013 a eleggere chissà quali e quanti deputati del partito di maggioranza relativa. Di questo non posso essere sollevato, se non nelle future intenzioni di votare no al prossimo referendum costituzionale.
Un altro problema che ho con questo governo è che non riesco a concentrarmi criticamente sulle figure umane che lo compongono, parendomi queste tutte scialbe, scipite, imboscate, madiizzate, e il capo del governo mi fa l'effetto di un capoclasse antipatico che si arroga poteri e meriti di azioni già previste, preordinate, prefigurate dentro stanze che non ci appartengono, in cui sono decisi i veri fondamenti che tengono in piedi la baracca statale.
Un ulteriore elemento importante della mia indolenza critica è dovuto a un pressoché totale allontanamento dai vaniloqui delle trasmissioni a carattere politico, nelle quali parla uno per schieramento più un ospite a caso sempre quello, tipo Freccero, tipo Cacciari Scanzi e Sgarbi e ci siamo capiti.
Lontano dagli occhi, lontano dalle palle. Che non per questo sono meno rotte.
Ogni governo, quale che sia, del Belpaese o di altri più o meno belli, ha l'obiettivo primario di oliare al meglio il movimento del capitale, il soggetto automatico in cerca di una continua autovalorizzazione. Nella misura in cui ci riesce, avrà la fiducia per continuare a ricevere fiducia, legislatura dopo legislatura.
6 commenti:
quindi sei scappato dalla caverna delle ombre
...e questa era la parte buona. la cattiva è che una ipotetica rivoluzione non farebbe che sostituire una oligarchia a un'altra.
(volevo specificare "un'oligarchia da conoscere a un'altra conosciuta" ma fa davvero troppo vecchio barbogio conservatore)
Beh, sì, finché si confineranno le rivoluzioni dentro i limiti dell'ἄρχω
a Marino
quelle che descrivi è una rivoluzione politica.
la rivoluzione sociale mira a stroncare il riprodursi dei rapporti sociali di potere, avendo la presunzione di poterne minare le basi
a Luca
io se fossi in te proverei il brivido di stare a casa il giorno del referendum. così, tanto per metterlo nel culo al archè
caro Zittito, è un po' di tempo che propendo per l'astensionismo ma questa volta, mi sa, che mi farà piacere votare no. Se però mi dimostri che c'è più piacere nel non andare, ti ascolto, poi decido.
perchè non importa davvero chi vince
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