Sono stato alla Leopolda. Non è vero, ma facciamo finta. Bella gente, gente scelta, raffinata. Belle donne. Ce n'era una, sulla trentina, di Roma, bel seno, volto largo, naso piccolo, fianchi sopra la media, superiori, un tailleur con lo spacco e uno scialle che penzolava casualmente. Volevo dirle qualcosa ma era troppo impegnata a parlare con Richetti. Ho provato comunque a farmi avanti. Ma è arrivato il servizio d'ordine. Un agente della Digos mi ha preso per un braccio. Io gli ho fatto vedere il pass, ma c'era scritto vaffanculo, così si è insospettito. Mi ha chiesto i documenti. Siccome nella foto sulla carta d'identità non avevo la barba, mi ha chiesto se ero sicuro che io fossi io. «Diciamo di sì», gli ho risposto. «Che ci fa lei alla Leopolda?». «Me l'ha proposto Tinder». «Chi sarebbe?» «Un'app». «Allora apposto». Quelli della Digos hanno ricevuto degli ordini precisi: tutto ciò che si scarica e si carica va bene. Fortunatamente Richetti è salito sul palco. Ne ho approfittato e, senza tanti preamboli, ho domandato alla donna di Roma che cosa l'avesse spinta a prendere il Frecciarossa per essere qui. «La Politica, what else», ha risposto, «e tu?». «Else».
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