sabato 5 novembre 2016

Stati inquieti

[1]

«Venerdì sera il premier ha mandato un chiaro segnale ai mercati e ai creditori internazionali sulla volontà del suo governo di rispettare l’agenda concordata con la troika [...] Per placare i creditori internazionali che recentemente hanno accusato Atene di non fare abbastanza sul fronte delle privatizzazioni dei beni dello Stato, Tsipras ha spostato il ministro dell'Energia, Panos Skourletis, che aveva apertamente contrastato l’attuazione di alcune importanti privatizzazioni come il gigante dell’energia elettrica Dei, agli Interni, sostituendolo con George Stathakis, l’attuale ministro dell'economia, che ha partecipato all’ultimo Forum Ambrosetti di settembre sulle sponde del lago di Como».

[2]
«L’Arabia Saudita avrebbe minacciato di inondare il mercato di greggio se l’Iran non si fosse allineata coi piani per tagliare la produzione [...] La stessa Reuters in seguito ha attenuato le tinte forti del quadro, diffondendo un’ulteriore testimonianza anonima dei recenti incontri. Nessuna minaccia, ha assicurato una fonte Opec di area Golfo Persico: "L’Arabia Saudita non ha detto che l’output salirà, ma solo che potrebbe salire. In mancanza di un accordo tutti i produttori potrebbero aumentare l’output, questo è un fatto"».
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I vari comitati d'affari sparsi per il mondo, dalla Grecia all'Arabia (ma si potrebbe spaziare in tutte le latitudini e longitudini) lottano per mantenersi in vita, chi per un verso, chi per un altro, chi per svendere, chi per vendere, modalità diverse accomunate da un medesimo obiettivo: fare cassa, valorizzare il valorizzabile, finché dura.

Dallo strazio per un uomo che pensava di ripercorrere le orme di Pericle, alla disputa per il mercato del petrolio che rinnova l'antica lotta da due teocrazie, una di stampo monarchico e l'altra repubblicano (sparissero entrambe, ma andiamo in ordine alfabetico).

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