Per il dirigente di Deutsche "l'Italia rappresenta quindi l'epicentro da cui rischia di giungere ulteriore instabilità in Europa. Senza riforme l'Italia sconterebbe uno stato di crisi continua". Poi il capo economista di Deutsche si prende una lunga pausa di riflessione. "Sarebbe meglio fuori dall'Euro? Senza riforme sì", ha dichiarato. "Con le riforme strutturali, se sarà in grado di attuarle, sarebbe meglio che stesse dentro. Ma senza riforme sarebbe costantemente sull'orlo di una crisi".
"L'Italia ha un debito pari al 130% del Pil e continua ad accumularne altro", aggiunge il capo economista del primo istituto bancario tedesco. "Ha bisogno di riallinearsi dal punto di vista normativo, sull'efficienza del mercato del lavoro". Nella stessa intervista il capo economista di Deutsche però paventa anche un altro rischio per l'economia italiana: un intervento esterno da parte del Fondo Monetario Internazionale. Tra le righe, quindi, per Folkerts-Landau si riaffaccia sull'Italia lo spettro della Troika, come già avvenuto in Grecia. Se l'Italia dovesse scontrarsi con ulteriori difficoltà "avrà bisogno di un programma del Fondo Monetario Internazionale", ha affermato Folkerts-Landau. Le sue parole non sono certo un attestato di fiducia nei confronti dell'Italia: "L'opera di riordino dovrà essere compiuta dall'esterno o in caso contrario rischia di non essere mai intrapresa".
Era un po' che non sentivo parole così affettuose, carezzevoli, soavi, che infondono fiducia e incoraggiamento: parole benevolenti, di stimolo, da buon padre di famiglia, di quelli che uno volentieri spera di alzarsi una mattina e interpretare Edipo, ammazzare il padre, e dipoi fottere la madre; infine accecarsi e andare a Colono - non a Colonia - almeno la si smettesse di sentirsi colonizzati da una Wille zur Macht che ha imposto il predominio all'Europa; un'Europa in mano a bottegai, produttori di merci e spacciatori di debito in cerca di valore.
P.S.
Nonostante l'imminenza del referendum, lo spudorato banchiere tedesco utilizza il refrain «riforme strutturali», non tanto - anzi, per nulla - pensando alle riforme costituzionali, bensì manifestamente riguardo al fatto che l'Italia «ha bisogno di riallinearsi da un punto di vista normativo, sull'efficienza del mercato del lavoro». Per intendersi: dopo il culo (jobs act) vogliono anche l'intestino crasso.
P.S.
Nonostante l'imminenza del referendum, lo spudorato banchiere tedesco utilizza il refrain «riforme strutturali», non tanto - anzi, per nulla - pensando alle riforme costituzionali, bensì manifestamente riguardo al fatto che l'Italia «ha bisogno di riallinearsi da un punto di vista normativo, sull'efficienza del mercato del lavoro». Per intendersi: dopo il culo (jobs act) vogliono anche l'intestino crasso.
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