mercoledì 24 maggio 2017

Non c'è niente da fare


Rispetto ai coniugi presidenziali, io - ieri - ho visto la Cappella nelle stesse condizioni di un filo d'erba che cerca luce in mezzo alla Foresta Amazzonica. Sola fortuna: non essere calpestato dal branco di turisti eterogenei costretti a seguire, muti, le guide non autorizzate dalle autorità locali; guide che - per non incorrere in sanzioni tipo ti vieto l'ingresso sei mesi così impari a farci concorrenza - avevano spiegato  ai turisti, in sette minuti, cosa c'era da vedere lassù in alto nel cielo chiuso da Michelangelo.

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Ha vinto
«Il Santo Padre crede alla capacità dei vecchi di sognare». 
Una speranza anche per gli animalisti.

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«Camminò in direzione opposta alla piazza, verso il fiume, e passando accanto alla tomba di Augusto notò un ragazzo che chiamava un gatto e gli offriva qualcosa da mangiare. Era uno delle migliaia di gatti che vivono tra le rovine dell'antica Roma e che mangiano rimasugli di spaghetti. Il ragazzo gli stava dando un pezzo di pane ma non appena il gatto si avvicinò, quello tirò fuori un petardo dalla tasca, lo mise in mezzo al pane e accese la miccia; poi, lasciò il pane sul marciapiedi e proprio nel momento in cui il gatto l'afferrò ci fu lo scoppio. L'animale lanciò un urlo infernale e balzò per aria con il corpo che si attorcigliava su se stesso. Una volta a terra si diede alla fuga su un muro per poi perdersi nell'oscurità della tomba di Augusto. Il giovane rise per il suo scherzo e con lui diverse persone che si erano fermate a guardare.
Il primo istinto di Streeter fu di prendere a schiaffi quel ragazzo e insegnargli che non si devono sfamare i gatti randagi con petardi accesi, ma con un pubblico così riconoscente si sarebbe potuto creare un incidente internazionale per cui si convinse che non c'era niente da fare; in fondo le persone che avevano riso alla bravata erano gente d'animo buono e gentile, la  maggior parte di loro genitori affettuosi - li avresti dovuti vedere nel primo pomeriggio mentre raccoglievano violette sul Palatino!».
John Cheever, The Bella Lingua, in I racconti, Feltrinelli, Milano 2012 

3 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

che cazzo avranno capito di ciò che vedevano?

redshift ha detto...

Un cazzo, per questo li hanno ripresi di schiena: per non farci vedere la loro faccia ebete

Olympe de Gouges ha detto...

buona