Federico Fubini, notista economico del Corsera, dà conto di una ricerca di due insigni economisti di Princeton, i quali
«sono arrivati a una scoperta stupefacente incrociando i dati sulla frequenza e le cause di morte negli Stati Uniti dall’inizio del secolo: i bianchi privi di un diploma di college sembrano colpiti da un’epidemia di suicidi improvvisi con le armi o lenti con l’alcol e le sostanze oppiacee che per la prima volta da decenni sta riducendo la loro aspettative di vita.»
Stupefatto dalla mia ignoranza, non arrivo a capire come, da un punto di vista epidemiologico, due malattie affatto diverse come i «suicidi improvvisi» e i suicidi «lenti» possano far parte dello stesso tipo di epidemia.
Se prendiamo, infatti, la definizione di epidemia del De Mauro
1. vasta e improvvisa diffusione di una malattia infettiva: un’epidemia di influenza, debellare l’epidemia
2. fig., rapida diffusione di un fenomeno, spec. negativo: un’epidemia di incidenti, di fallimenti | grande quantità di qcs.
possiamo notare che, in senso proprio, i due tipi di suicidi - ammesso e non concesso che i cosiddetti suicidi lenti degli alcolisti e dei drogati possano essere considerati suicidi - non collimano parimenti con la vasta e improvvisa diffusione della malattia suicida, in quanto coloro che si suicidano lentamente, non lo fanno certo improvvisamente; dipoi, anche in senso figurato, i due fenomeni si distinguono nettamente, giacché chi si ammazza con l'alcol e con la droga, per quanto s'impegni, non può certo tenere il passo , quanto a rapidità, di chi si uccide con un'arma.
Anche questa volta, credo, perlomeno come si evince dal resoconto di Fubini, si fanno indagini di ricerca su determinati fenomeni e manco un piccolo pensiero rivolto alle cause. Il fenomeno, secondo loro, è che ci sono stati aumenti di suicidi tra i bianchi (maschi o femmine? giovani o vecchi?) senza titolo di studio, rispetto a coloro che l'hanno, il diploma. Perché? I due studiosi
«respingono l’ipotesi che la Grande recessione sia responsabile di questa epidemia, perché essa non è riscontrabile fra i neri allo stesso livello medio-basso di reddito. Né è riscontrabile in Europa nei ceti medi colpiti dalla crisi.»
Insomma, in America, se non sono la crisi, la povertà, la sfiducia totale nel sistema, l'assenza di "ammortizzatori sociali", la disperazione, perché i bianchi senza diploma si ammazzano di più di quelli che ce l'hanno? Perché non possono appenderlo nelle loro camerette per far contenti i genitori che tanti sacrifici (tanti debiti) hanno fatto per mandarli, invano, all'università? Si uccidono, dunque, per un mero foglio di carta?
Non è dato sapere. Nondimeno, in conclusione, Fubini, che forse si è accorto anche lui che manca qualcosa di pregnante nell'indagine, si sbilancia:
«È la fotografia di un profondo malessere in questo gruppo di americani, che si sente abbandonato a se stesso e ha finito per votare per Trump. E una prova, qualora ce ne fosse ancora bisogno, delle profonde implicazioni politiche dei trend demografici.»
Profondo malessere? Derivante da? Assenza di diploma? Allora, se c'è Trump, dobbiamo dare la colpa ai professori (compresi i due di Princeton) che non hanno saputo prevenire l'abbandono scolastico? Nessuna risposta.
Peggio: una prova che, secondo Fubini, dimostra le «profonde implicazioni politiche dei trend demografici». Ahinoi, prova infondata, giacché - macchetelodicoaffare - sono i trend demografici a essere determinati dalle implicazioni politiche e queste da quelle socioeconomiche.
Domandarsi come si riproduce la vita e le condizioni sociali della stessa è troppo dimandare sotto questo cielo.
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