Sono d'accordo, anzi di più: a mio avviso si dovrebbe concedere il diritto di voto agli appena nati: alla prima boccata d'ossigeno, per dare un senso ulteriore al pianto, presentargli il certificato elettorale ai nascituri e, insieme, dato che ancora difficilmente potranno recarsi al seggio, incaricare aruspici demoscopici in grado di interpretare la smorfia, la faticaccia bruta d'essere usciti (exit) da un posto (pool?) in cui insomma, tutto sommato, male non si stava, persino se chi ci portava in grembo non era vergine.
Nondimeno, allo stesso tempo, inizierei a pensare seriamente a delle limitazioni di voto per età anagrafica (che senso ha, infatti, far votare gli ultra ottantenni se votare è «decidere sul proprio futuro»? Non ci si lamenti se poi, costoro, gli ottuagenari andranno a votare esclusivamente per il loro presente), e - pure - limitazioni andrebbero poste anche per ceto e condizione sociale (esempio: a un disoccupato cronico, incapace persino di raccattare un gettone d'oro della Rai, dovrebbe essere impedito l'esercizio del proprio diritto perché, troppo condizionato dalla sussistenza, rischia di finire preda degli Achille Lauro di turno: e il voto di scambio è, o almeno, dovrebbe essere sanzionato dalla legge).
1 commento:
non cambierebbe comunque nulla, si spartirebbero la torta come fanno adesso
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