Viviamo in una società ipermercificata e ipersessualizzata - e io rimango solo, qui, con una sega e un carrello in mano.
È ora di sfrondare le aiuole, vocali comprese. Resti solo una L, per abbreviare la firma.
Tornando a noi, cioè a lei, alla società, di cui faccio parte, seppur in disparte. Quanto sesso, quanta merce, c'è in giro, signori miei, quanto fanno girare il mondo, il sesso e le merci, quanto sono finalità dell'agire umano?
Abbandonando per un momento le merci al loro destino di sovrapproduzione, mi rivolgo al sesso e e penso: sebbene sia una pratica praticabile in privato, quella sessuale è una pratica allusa pubblicamente in ognidove: in primo luogo, è argomento principe dei media; della pubblicità, ma anche delle pause caffè lavorative, dei discorsi tra congeneri, in margine a cene da fari o da dispari, a seconda, dipende dalla prepotenza, persino negli scenari razzofascisti come quel pezzo di merda che per minacciare la «prendi questa mano», le ha detto "te strumpo", il rutto umano, je pijiasse 'no sturbo e secco lì, sul posto, senza pippi e senza franchi a soccorrere (soccorri stocazzo, stronzo bburino).
Ma sesso a parte (ma non tanto da parte): come mai a Roma e dintorni è annidato sociarmente tanto fascismo der cazzo?
Ché è corpa de li ormoni? Der testosterone testadicazzeggiante, de la gnoranza schifa della suburbia infame e stronza? Che ddèh, o Roma, che dici in tua discorpa? Possibile che il Merda romagnolo morto fucilato ed esposto appeso abbia ancora (!) tanta presa?, che il fascino fascistico eserciti a Casalbruciato tanta attrazzzione con tre zeta? Ma non vi viene il vomito diodiddio, che cazzo avete in corpo, viscere di lucertole schiacciate da suvve tedeschi cor motore elettrico? Vu schiantassi subito, e amen.
«Al casello, detto da taluni di Casal Bruciato, lo si attendeva ogni giorno, una volta al giorno, con l'algebrica certezza e la trepidazione d'animo con cui alla specola di Arcetri o all'osservatorio di Monte Palomar, ogni settantacinque anni, il ricorrere della cometa di Halley». Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (cap. 9).
Non riesco a comprendere come nell'umana miseria della ggente ci sia questo bisogno del Grande Stronzo, del mascellismo virillico e sburroso, del tragicomico esercizio della comando unito al patetico desiderio di sottomissione alla disciplina organizzata dal merdificio della razza attestadicazzata, rasata pure, a vorte. E che di sicuro je puzza l'ascella.
E domando, giusto per perdere tempo: perché compensare la propria condizione sottosotto proletaria o borghesuccia avvizzita da due lire dapparte, con i din don pavloviani di una ideologia idiota?
Perché il fascismo promette tutto e subito, come ai caporali?
2 commenti:
quando si vende il proprio corpo, dunque le proprie prestazioni, per un tot di tempo, non ha molta importanza per quale scopo. tra l'operaio che produce merci per il padrone e la prostituta (o il prostituto) che al padrone sfrega l'uccello, l'unica sostanziale differenza sta nel fatto che il primo svolge un lavoro produttivo (di valore) e la seconda col suo movimento movimento (improduttivo quanto al valore) terrà al padrone più chiaro il testone di legno.
Come mai a Roma?
Mille anni di stato pontificio lasciano il segno.
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