«È vero, credetemi è accaduto»: ho scritto poesie e per questo, raggiunto un certo gruzzolo, ho pensato di raccoglierle e di credere che tale raccolta potesse possedere la dignità di un libro. E mi sono, nel privato specchio dello schermo del pc, pavoneggiato. Ho un libro! Ho un libro! E l'ho scritto io! Io? Un libro? Ma che cazzo dico?
Infatti.
La bontà di alcune amiche e alcuni amici (pochissimi, non specialisti e, soprattutto, non poeti laureati) che hanno avuto la sventura di vedersi recapitare il file di siffatta raccolta, non ha fatto altro che avvalorare, non il mio entusiasmo, bensì la mia già anticipata disillusione.
Per carità, qualcosina di buono e dignitoso ci può anche essere tra quello che sono andato (e vado) componendo, ma - nel caso - ciò è bastante a darmi la soddisfazione debita di aver raggiunto, in quel momento stesso, l'apice del mio artigianato - e un mezzo sorriso interno di compiacimento è sufficiente riconoscimento.
Oh, non posso nascondere il fatto che una contenutissima selezione dei miei versi abbia avuto la faccia tosta di recarsi, via aere telematico, nella casella di posta di un paio di redazioni di riviste poetiche online. Me ne vergogno ma, a mio discarico, confesso solo che ho peccato due o tre volte, limitandomi soltanto all'atto impuro (non ho ottenuto, cioè, alcun riscontro; senza raccomandazioni - ho appurato - porte e finestre restano chiuse e non fanno entrare alcuno soggetto estraneo alla cerchia poetica).
Insomma, per farla breve: ho scritto poesie, ma non ho un libro di poesie. Sono un grafomane, ma ho contenuto tale patologia nei confini del blog.
E dunque, se non me ne cruccio, perché questo pippone?
Perché ultimamente, da quando il mondo dei blogger si è quasi del tutto trasferito, armi e bagagli, su Twitter e Facebook (e, in tali socialmedia, non riesco a seguire i contenuti) per non far patire al mio feed la mancanza di aggiornamenti, ho indicizzato l'indirizzo di alcuni siti e/o portali di poesia contemporanea e non, edita ed inedita, di autori famosi e perfettamente sconosciuti.
Tra questi luoghi, ve n'è uno che ha un disclaimer assai particolare (non linko per non diffondere il tedio):
«Gentili Autrici e Autori,
ringraziando per l’attenzione e per quanto sottopostoci fin qui, abbiamo deciso di non dare corso, a partire dal 1 luglio 2018, a nuove proposte di pubblicazione/recensione di testi editi o inediti, quando tali proposte ci pervengano spontaneamente (cioè non sollecitate da uno o più redattori).
Valuteremo invece quanto pervenutoci prima di tale data, col consueto termine indicativo di 90 gg. dall’invio, trascorso il quale senza un giudizio espresso, la proposta di pubblicazione dovrà intendersi declinata.
Grazie per la Vs. comprensione,
la Redazione.»
Vedete un po' se non mi sono deciso tardi a essere spontaneo. Dunque, se volessi tentare la sorte, dovrei passare il vaglio di uno o più redattori (simpatia? corteggiamento? bustarella?) e quindi sperare di essere segnalato. E, successivamente, sperare che entro novanta giorni mi diano una risposta, altrimenti...
Altrimenti, limitarsi a leggere e basta, per avere una sorta di polso generale della realtà poetica circostante.
Oggi, occasione buona. Alcune poesie inedite di un Autore mai sentito nominare prima, nonostante la molteplicità di pubblicazioni da poeta, da scrittore, da saggista e da drammaturgo. E giù, in nota biografica, una sfilza di titoli, ne ho contati nove o dieci, tutti editi da case editrici diversamente conosciute. L'ultimo, edito nel 2018. Nonostante questa caterva di pagine stampate, l'epilogo della biografia, in calce ai componimenti pubblicati, recita che l'Autore
«Da poco ha deciso di sciogliere di nuovo il silenzio, con una serie di poesie uscita sul n. ["] della rivista ["""]»
Da poco egli ha deciso di sciogliere il silenzio. Immagino che nodo fosse, stretto assai come quello delle scarpe da ginnastica dei bambini.
E vabbè: anch'io oggi - cioè ieri notte, ma mi è preso un colpo di sonno che mi ha impedito di digitare pubblica - ho sciolto il silenzio. E ho tirato lo sciacquone.
4 commenti:
tu non empatizzi con i poveri redattori assillati tampinati strattonati perché sei un bruto brutale, altro che poeta.
...e magari sarai pure comunista.
La seconda che hai detto, senz'altro. 😜
Azzarderei: il mondo dell'editoria fa s'chifo (= è sconcio, torbido, incomprensibile e impapocchiato) più o meno come gli altri mondi di QUESTO mondo..? Azzardai (a prescindere, ma anche no, dalla qualità del tuo lavoro poetico).
carissima Siu, non so, ho una conoscenza meramente intuitiva di quel mondo, per cui posso essere confutato in qualunque momento.
Tuttavia, la mia non è una lamentazione, piuttosto un modo tortuoso di additare un qualcosa che, per conto mio, fa molta pena, ossia lo sciogliere il silenzio, neanche fosse un imputato che finora si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Posta un commento