È morto Pannella: Apizteotl, il dio della fame, l'abbia in gloria.
Ho letto pochissimi necrologi, lamentazioni funebri sulla di lui ingombrante figura, politicamente morta da almeno un quarto di secolo giù per su. Poi, vabbè, i politici di professione sopravvivono a se stessi, non vanno mai in pensione realmente, anche quando ne ricevono i copiosi emolumenti: i politici stanno sul pezzo finché non muoiono, tanto la politica è un mestiere morbido, leggero, oserei dire lieve, insomma, sangue e merda una bella sega: tutti i politici di professione muoiono (tardi) sul lavoro (chissà se anche tali decessi rientrano nel computo delle morti bianche).
Tra i tanti meriti, Pannella va ricordato anche per i suoi dimenticati discorsi a pioggia monsonica, di quelli che quando attaccava, ti potevi chiudere in camera, metterti le cuffie, ascoltare I Mastri cantori di Norimberga e poi tornare a sentire se aveva finito con la prima risposta alla domanda di Bordin.
E, secondo me, il vero rimpianto non l'avrà la politica italiana per non averlo fatto senatore a vita, ma il Vaticano per non averlo fatto diventare Vescovo e, di poi, presidente della Cei: armeno poteva contà quarcosa in stocazzo de Paese.
3 commenti:
Vescovo e presidente della Cei, dici? Considerato quanto abbiamo pagato le dirette dal parlamento di radio radicale (che già trasmetteva Radio Rai) non oso pensare quanto ci sarebbero costate quelle dal paradiso di Radio Vaticana.
Paragonare il servizio di RR al grparlamento (che parrebbe ci costi di più...) è quantomeno da ignoranti, metodi e modi del finanziamento discutibili certo, ma non mi sembra che un archivio del genere siano stati soldi buttati. Quanto al vecchio bischero ed al suo avo monsignore premorto, non posso far altro che coro: tapim, tapum!
Quantomeno? Non sia così magnanimo, dica pure.
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