«Parla, lascia sfuggire o afferra, apri o chiudi gli occhi, ma conserva sempre la mente fissa su questa massima: sono i sensi che operano sugli oggetti».
Bhagavadgītā
Non
so come affrontare la situazione, non so che pesci prendere – e
cosa c'entrano i pesci solo l'addetto alla pescheria del supermercato
lo sa. Che mestiere anche quello, ore e ore con i guanti di gomma a
frugare pesci tra il ghiaccio, sfilettarli, sezionarli, pesarli, una
rottura di coglioni.
Io
sto sempre due passi lontano dal banco, perché i pesci mi fanno
senso, riesco a mangiarli solo se sono già bell'e cotti e sistemati
per benino nel piatto. Però mi incuriosisce molto il fatto che, da
anni oramai, ci sia molta più gente a fare la fila qui davanti anziché al banco macelleria. Altro mestiere del cazzo. Se i pescivendoli
hanno la faccia tendenzialmente bluastra tendente al livido, i macellai hanno
le guance bianche e gli zigomi rubizzi, a richiamare la
frollatura.
Anni
fa c'era un romanzo erotico, Il macellaio,
di una pornografa francese, chissà se è diventata vegana. Un
romanzo del cazzo. Non saprei dire se esiste anche un romanzo erotico
ambientato in una pescheria. Credo di no, forse perché il pesce
puzza più della carne, forse perché è meno sanguinolento, forse
perché le creature marine ispirano meno il turpiloquio: «Sei un
porco, sei una troia, sei una vacca, sei un toro» non possono
essere sostituiti con «Sei un tonno, sei una cernia, sei una
spigola, sei un merluzzo».
Ma
insomma, sono qui davanti al reparto pescheria della Coop e aspetto
il mio turno. Me l'ha chiesto lei se potevo andare a comprarle il pesce. Vuole cucinarmelo ma non
poteva fare la spesa, non può uscire, è ai domiciliari. Già, non è questo il primo favore che mi ha chiesto, quello della filiale. Questo è l'ultimo, per ora, e di certo uno di quelli che puzza di meno.
1 commento:
Compro pop corn e Coca-Cola per prepararmi a leggere il seguito. Interessante questo Massaro sull'orlo del racconto erotico vintage.
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