domenica 18 dicembre 2016

Il messo (10)

C'è solo un modo per dire addio alla vita: morire. Ma quando indugiò per un'ultima volta allo specchio per salutarsi, Federico dette un pugno alla faccia, cioè allo specchio e la vita gli restò addosso, nonostante avesse previsto il contrario. Eppure era tutto pronto, il bagno pieno del vapore della vasca colma d'acqua calda, una lametta nuova di acciaio giapponese, Ok, Computer a palla nelle cuffie, i ricordi che si susseguivano sulla retina in sequenza confusa, i volti delle persone care e delle persone stronze, tutto. Era tutto pronto, sì, tranne il movente. Non aveva alcuna ragione concreta per morire, non certo il divorzio ormai passato in giudicato, non certo l'essere al momento disoccupato e sotto sfratto, non l'avere i genitori anziani e bisognosi di cure e assistenza. Uccidersi per fatica e per miseria non vale proprio la pena, si disse, considerato che fatica e miseria uccidono da sole. In realtà, Federico voleva morire perché non sopportava più di vivere in quella perenne condizione di non sapere mai esattamente che cosa volere – e non soltanto perché doveva necessariamente tenere a bada molti desideri che non poteva esaudire. Lui non aveva ancora capito che cosa ci stesse a fare nel mondo, ecco tutto. E nemmeno i figli, che da un anno non gli parlavano, gli sembravano rappresentare un motivo sufficiente. Negli ultimi tempi, gli capitava spesso di chiedere ai genitori anziani, ma ancora lucidi, se ricordavano perché lo avessero messo al mondo, se fu concepito volutamente oppure casualmente, e che cosa pensarono quando nacque, se furono soddisfatti di com'era oppure no. La madre gli disse sottovoce che suo padre avrebbe preferito una bambina, il padre le disse ma che dici volevo proprio lui. Federico concluse che non avrebbe mai saputo da loro quello che voleva, ma non aveva importanza, in fondo tutti i nati prima o poi si assumono da soli la responsabilità di esserlo.
Fu questo senso di responsabilità, forse, a trattenerlo. E mentre ricordava agli altri convenuti il momento in cui dispose la lametta nel rasoio di sicurezza e si fece la barba, tranquillo, Federico disse a tutti che era lì per quello, per evitare di ricadere nella trappola del niente che indebitamente ci si autoinfligge, nonostante a volte se ne abbiano tutte le ragioni.


2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

"in fondo tutti i nati prima o poi si assumono da soli la responsabilità di esserlo."

ah, dici...?

bene; aspetterò, allora.

Luca Massaro ha detto...

A volte, per credere alla vita, bisogna fare finta di credere che era "necessario" ci fossimo anche noi, nel nostro piccolo.