«Perché
sono qui? Mah... Ho smesso di bere, sono riuscito a liberarmi
dall'alcol, a disintossicarmi grazie all'aiuto del gruppo AA e del
Campral. Ecco: forse sono qui perché vorrei capire se, raggiunto
questo obbiettivo, questa calma, questa vita di carciofi lessi succhi
freschi e a letto presto addormentato con una penna in mano che tenta
di riempire le caselle di un teatro giapponese, capire insomma, grazie questo
gruppo radunato qui per vari motivi, se posso chiederle perdono, a
lei che ho fatto di tutto per allontanare dalla mia vita,
complicandogliela a non finire, trascinandola dentro la mia
dipendenza, le mie pretese assurde, il mio sconfinato egocentrismo».
Era
Walter a parlare. Dopo la chiusura del ristorante macrobiotico di cui
era stato titolare, aveva vissuto (mangiato e bevuto) per due anni – felicemente, sembrava – all'incontrario di come si era imposto di vivere nei precedenti cinque: dopo il matrimonio con Paola,
abbracciò il rigore alimentare della dieta Ohsawa, aprì appunto il
ristorante (grazie ai soldi di lei) ed ebbe un discreto successo, ma
poi, di colpo, il declino: un'ispezione sanitaria che notificò delle
irregolarità nello stoccaggio e nella somministrazione degli
alimenti, unito alla perdita graduale della clientela, lo portarono
inevitabilmente alla chiusura dell'esercizio. Spiazzato e senza
prospettive, cadde in una profonda depressione; la moglie chiese e
ottenne la separazione e lui abbracciò il gusto del Pampero –
cosa, quest'ultima, che lo precipitò, bicchiere dopo bicchiere, ai
confini dell'estremo Yin.
Fu
in tale stato che raccolse un seme del suo opposto, lo Yang, e con
esso la forza di ritrovare stabilità ed equilibrio. In capo a pochi
mesi – divenuto responsabile agli acquisti per la catena di
supermercati Natura Forse – aveva in animo di chiedere a sua moglie
di tornare insieme. Ma come? Lei aveva sempre rifiutato di
ascoltarlo, ma questa volta non aveva potuto negarsi, dato che era
lì, a testa bassa, ma lì.
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