Tra
i vari motivi per cui i partiti che prima hanno sostenuto il governo
Renzi adesso sono pronti a sostenere un nuovo governo, il principale
è che loro forza parlamentare con nuove elezioni sarebbe meno forte,
non godrebbe più dello steroide incostituzionale del premio
di maggioranza ottenuto col porcellum – chissà perché nessun esponente piddino ricorda tale vulnus;
di più: sai
che prefica sarebbe se il premio l'avesse avuto Forza
Italia o il Cinquestelle, peggio
della Wada che lancia accuse di doping agli atleti russi.
A
questo si riduce l'urgenza di
un nuovo governo, altro che le scadenze e gli impegni internazionali e
istituzionali, altro che
rispettare il desiderio
mattarelliano di non commettere il parricidio di sciogliere lo
stesso Parlamento che lo elesse al Quirinale.
E
dunque entri
in scena un nuovo presidente
del consiglio (Gentiloni?) a
recitare l'epilogo di una legislatura nata male e cresciuta peggio,
legislatura
che ha confermato – per
quanto mi riguarda definitivamente (meglio tardi che mai, lo so, lo
so) – a che cosa si riduce ogni velleità riformista: giochini di
potere, salvaguardia di determinati interessi, elemosine calmieranti. Normale amministrazione.
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