Proseguendo
nelle presentazioni, fu il turno di Carlo, ingegnere trentunenne, il
quale, dopo aver superato l'esame di Stato, fece domanda di
assunzione presso una multinazionale di idrocarburi, ebbe un
colloquio e, immediatamente, una proposta di lavoro: due anni in
Arabia Saudita, responsabile tecnico in seconda di un importante
giacimento petrolifero.
E
questa era la ragione per cui si trovava lì a questo corso: capire
se accettare o meno quell'incarico, anche alla luce del fatto che
Irene no, non l'avrebbe seguito: lei era stata chiara, «io non ci
vengo in quel paese di beduini dove tocca mettersi il velo e vivere
perennemente dentro stanze con l'aria condizionata. Mi dispiace, solo
l'idea mi atterrisce: non voglio chiudermi in un carcere nonostante
ti voglia bene e forse anche di più. Vai da solo; io diciamo che ti
aspetto, quando tornerai nei giorni di permesso che ti saranno
concessi».
Carlo amava Irene, sicuramente
più di quanto lei amasse lui. Lui la incontrò in un periodo per lei
triste, da depressione: era stata lasciata dopo otto anni di
fidanzamento da uno che faceva teatro, sia come attore che come
regista. Costui aveva messo incinta una ragazza più giovane che
partecipava ai suoi corsi di recitazione, e l'unico modo che ebbe per
salvarsi la coscienza e la reputazione fu sposarla (tale ragazza, tra l'altro, apparteneva a una famiglia facoltosa che in qualche modo - pensava, da bravo stronzo - avrebbe agevolato le sue velleità teatrali).
Fu in quel periodo che Irene si prefissò l'obiettivo di incontrare qualcuno che
con le fisime e le finzioni artistiche non avesse niente a che fare,
uno concreto, che costruisse ponti e non facesse il buffone alle
inaugurazioni degli stessi, o li decorasse con banderuole che stanno
appiccicate con lo sputo.
Carlo, quando i raggi del
sorriso triste di Irene si posarono sul suo viso, decise che era
tempo di spuntare dal sottosuolo del calcolo differenziale,
completare veloce la tesi, dare quanto prima l'Esame di Stato,
avviarsi nella professione e chiederle di... Ma adesso c'era di mezzo
l'Arabia Saudita: una proposta difficile da rifiutare per la
prospettiva di carriera e lo stipendio che concedeva; ma altrettanto
difficile era per lui staccarsi da Irene, forse perché dentro sé
presentiva che, partendo, anche lei sarebbe partita: in un'altra direzione.
«Decidersi», poi, era uno degli argomenti oggetto del corso cui aveva aderito.
8 commenti:
me sto a appiccica'. gioco di ruolo de gente de qualche prospettiva. verigù.
spero no con lo sputo... ;-)
scherzi a parte, grazie. Mo ce provo.
io praticamente so' ggià vinaville.
Ma non è che tutti "questi" personaggi terminati le confessioni ,ti fanno una "comune" agricola e si dedicano alla "decrescita felice " ?
caino
Vedremo. Non escludo nulla per il momento, neanche M. Latouche. :-)
Sinceramente, fossi donna, neanche io andrei in Arabia Saudita tra i nomadi del deserto, alla mia famiglia è bastata ed avanzata la Bosnia Erzegovina e dintorni per capire che aria tira........vero che sui gusti non si sputa.....
Curiosità romanzesche: alla tua famiglia «è bastata e avanzata la Bosnia Erzegovina» perché sei di origine bosniaca o perché avete vissuto per un periodo da quelle parti?
Perché ho vissuto mio malgrado da quelle parti, anche in Macedonia......
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