Karl Marx, Il Capitale, edizione Einaudi (NUE, 1975) |
Prima di leggere qualsiasi editoriale domenicale sulla crisi economica e finanziaria e sulla produttività, ho preso questo salvastomaco (nella fattispecie, salvacervello) e, pur trattandosi, almeno mi sembra, di cose pacifiche, scontate, di buon senso, non mi sembra che siano penetrate a sufficienza nelle nostre testoline intontite dall'ovattato mondo consumistico che ci è stato servito per il nostro bene proletario. Il punto è che non voglio risvegliarmi e una mattina sentire la faccia di culo di un ministro del bilancio dichiarare impunemente: «Ehi, ragazzi la ciccia è finita: sbranatevi». Vaffanculo, ma io sbrano te.
Son proprio curioso di vedere quali effetti produrrà il salvataggio delle banche in rapporto a quello di una fabbrica o di una miniera. Stanno selezionando la specie e non ce ne rendiamo conto abbastanza. Amara consolazione: quando saranno rimasti soltanto i pescecani, la catena alimentare sarà interrotta e creperanno anche loro.
Perché esiste un noi ed esiste un loro, e se conflitto deve essere almeno si sappia chi sono i nostri nemici.
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