Stamani ho scoperto che Iosif Brodskij ha scritto, negli anni Sessanta dello scorso secolo, una pièce teatrale dal titolo Gorbunov e Gorchakov (rappresentata in questi giorni in un teatro di Mosca).
Tale conversazione tra detenuti deve ancora essere tradotta, sia in inglese che in italiano. Via Twitter ho domandato ad @Adelphiedizioni (editore di Brodskij) se, a breve, ne fosse prevista una edizione italiana. Cortesemente, mi hanno risposto di no, perlomeno non nel 2012.
Nel link riportato, tuttavia, vi sono tradotti, in inglese da un poeta americano (George L. Kline), alcuni versi di tale opera brodskiana. Bene, ho provato a tradurre la traduzione (grazie molte amico Google). Spero di non aver preso delle cantonate (ho uno smartfono, ma non sono un anglofono), ma se le avessi prese, vi prego di dirmelo e mi correggerò (citando la fonte).
Prima la traduzione di Kline dei versi di Brodskij.
And silence is the future of all days
that roll toward speech; yes, silence is the presence
of farewells in our greetings as we touch.
Indeed, the future of our words is silence –
those words which have devoured the stuff of things
with hungry vowels, for things abhor sharp corners.
Silence: a wave that cloaks eternity.
Silence: the future fate of all our loving –
a space, not a dead barrier, but space
that robs the false voice in the blood-stream throbbing
of every echoed answer to its love.
And silence is the present fate of those who
have lived before us; it’s a matchmaker
that manages to bring all men together
into the speaking presence of today.
Life is but talk hurled in the face of silence.
Poi la traduzione della traduzione (in piccolo, sono un pavido).
And silence is the future of all days
that roll toward speech; yes, silence is the presence
of farewells in our greetings as we touch.
Indeed, the future of our words is silence –
those words which have devoured the stuff of things
with hungry vowels, for things abhor sharp corners.
Silence: a wave that cloaks eternity.
Silence: the future fate of all our loving –
a space, not a dead barrier, but space
that robs the false voice in the blood-stream throbbing
of every echoed answer to its love.
And silence is the present fate of those who
have lived before us; it’s a matchmaker
that manages to bring all men together
into the speaking presence of today.
Life is but talk hurled in the face of silence.
Poi la traduzione della traduzione (in piccolo, sono un pavido).
E il silenzio è l'avvenire di tutti i giorni
che rotolano verso la parola – sì,
il
silenzio è la presenza
degli
addii nei nostri saluti mentre ci tocchiamo.
Anzi, il futuro delle nostre parole è il silenzio –
Anzi, il futuro delle nostre parole è il silenzio –
parole
che hanno divorato la carne delle cose
con le
loro vocali affamate,
Silenzio:
un'onda che avvolge l'eternità.
Silenzio:
il destino dei nostri anni a venire –
uno
spazio, non un ostacolo inerte
ma lo
spazio che ruba la falsa voce
nel
battito palpitante di ogni risposta
che fa
eco al suo amore.
E il
silenzio è il destino presente
di
coloro che hanno vissuto prima di noi,
è un
ruffiano che riesce a condurci
dentro
la gabbia del nostro linguaggio.
La
vita non è altro che un urlo in faccia al silenzio.
5 commenti:
"anzi, il futuro delle nostre parole è il silenzio" _potrebbe stare per:
"Indeed, the future of our words is silence".
Così, di primo acchito, ho avuto l'impressione che hai saltato un rigo.
Forse avrei cambiato qualche altra cosina qua e là.
Aver postato questa poesia, comunque, è un bel regalo.
ps: e va bene, lo dico: "for" _a parer mio_ sta per "perché, poiché, in quanto".
Credo di non sbagliarmi. Nel caso, chiedo venia. :)
Innanzitutto grazie: in effetti - dato che ho provato a tradurla da capo due volte - nella versione che ho deciso di pubblicare ho saltato quel verso e non me n'ero accorto.
E ti ringrazio per quell'«anzi» che, nell'economia traduttiva, è, per me, molto prezioso.
"Affinché" vale "perché", e l'ho usato perché tale verso mi ha fatto molto confondere giacché non capivo proprio come poterlo tradurre: ho reso infatti di proposito "stuff" (Stoffa, tessuto) con "carne" per dare un senso a mio avviso più compiuto al Verbo che si fa carne.
comunque sì, meglio usare "perché".
P.S
Sei lo stesso Anomino di qualche giorno fa? Faresti la cortesia, non dico di dirmi chi sei, ma di mettere una iniziale di nome, anche inventato, per distinguere l'anonimato? :-)
Dallo "stile" comunque, pare sia tu. Ciao
Usare "stuff" per carne, invece che _per esempio_ sostanza è una tua scelta, tutto sommato valida: in fondo, le vocali sono "affamate". Non capisco il motivo per cui dopo "perché" hai lasciato il congiuntivo e non l'indicativo. Perdonami, sono pedante.
ps: sì, sono l'Anonimo di qualche giorno fa. Sarebbe impossibile per te capire chi sono: non ci conosciamo di persona.
ciao, S.
Amo la pedanteria (per queste cose). E ti ringrazio (corretto congiuntivo, ci sta meglio l'indicativo, in effetti).
Sulla "carne": ho adattato la mia magrezza agli spigoli di casa, nel senso che se avessi qualche chilo in più li avvertirei meno.
S. quindi. Uhm. Non indago oltre. Ciao
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