Stasera al banco del pesce della coop
ho comprato cinque acciughe spagnole sotto sale, colla testa mozzata,
l'argento delle squame roso dalla salamoia. Per un attimo ho pensato
alla loro vita, così come a quella dei pescatori che l'hanno pescate
nel Cantarbico, presumo con la rete, e, altresì, a quella delle
maestranze che hanno provveduto a confezionarle in quei grossi
barattoloni di metallo, corpi compressi in attesa di essere presi
dalle mani di plastica pirelli delle addette al banco pescheria.
Una volta a casa, ho pulito le acciughe
con un coltellino, ho tolto loro la lisca, le ho messe in un
piattino, ho aggiunto un poco poco d'aglio, prezzemolo, olio di oliva
non più vergine e aceto di mele.
Stasera pensavo a come sia stato facile
per me, questa volta, perlomeno sino ad oggi, difendermi dalle
angosce della campagna elettorale; non lo credevo possibile, pensavo
che avrei sofferto a vedere, ascoltare, leggere certuni e certaltri.
E invece no, mi tengo fuori dalla contesa, leggo meno possibile le
pagine di politica dei quotidiani, evito i telegiornali e figuriamoci
le tribune moderne o antiche.
Alla larga, dunque, anche se,
approssimativamente, sono informato sui fatti. Non cerco il guscio,
cerco la fuga dell'acciuga che riesce a scampare, per una volta,
dalla rete. Mi metteranno poi sotto sale, una volta che il Parlamento sarà legittimamente occupato dai nuovi rappresentanti del popolo eletti da noi cittadini; ovvero da noi sovrani, le acciughe.
2 commenti:
Ecco spiegato il "saliamo in politica" di monti.
Uno delle più grandi soddisfazioni del blogger è ricevere commenti sublimi come il tuo, caro Hombre.
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