domenica 10 febbraio 2013

La pubblicità è l'anima de li mortacci vostri


Ne fossi completamente indenne potrei, dall'alto del mio trono, ridere sornione e godere del fenomeno del calo del mercato pubblicitario. Purtroppo, anche se, in misura subliminale, la pubblicità agisce eccome sui miei desiderata - se così non fosse non mi troverei vestito in un certo modo, non avrei speso un capitale per un'auto che ora non fanno più, nel senso che non esiste più il marchio, non avrei lo smartphono e altre ammennicoli elettronici, non preferirei, al supermercato, un prodotto al posto di un altro, anche se per spirito di contraddizione (per esempio, ultimamente, non compro i biscotti del Mulino Bianco data la pubblicità di merda con Banderas, non perché abbia nulla contro Banderas ma proprio per l'insensatezza di tale spot). 
Tuttavia, leggere oggi sul Corsera l'intervista al presidente dell'Upa (associazione degli utenti pubblicitari italiani) Lorenzo Sassoli de Bianchi, il quale dà un puntiglioso resoconto del crollo del mercato pubblicitario, mi provoca due considerazioni:
La prima, legata alla contingenza politica, mostra anche a chi si tappa gli occhi, le orecchie e il buco del culo sudicio per votarlo nuovamente, che la prima ragione che spinge Berlusconi a ricandidarsi è l'interesse: la pubblicità, ricordiamolo, è la sua miniera principale, i pozzi di petrolio da cui ha estratto ed estrae la sua ricchezza - e anche se ne controlla la maggior quota, tali pozzi si stanno “seccando” e lui, da semplice imprenditore, non può contrastare il fenomeno tanto quanto potrà farlo da politico (il suo quasi ventennio lo testimonia).
La seconda cosa da considerare è che, a livello dei consumi, più che il desiderio, poté il digiuno. «Dobbiamo tornare a essere attrattivi», dichiara Sassoli de Bianchi. Attrattivi per chi? Forse per tutta quella parte di popolazione che tutte le sere riempie i ristoranti d'Italia? Infatti, come ha notato giustamente Mantellini, ci sono certe pubblicità di merda che sono così attrattive che le masse sono sì stimolate da usarla come purgante, dopo i pasti principali. Ma soprattutto, nel leggere «i prodotti a basso costo penalizzano le aziende costrette a ridurre gli investimenti in ricerca e innovazione», si capisce che la pubblicità, più che essere l'anima del commercio (e quindi della produzione che sta dietro il commercio), ne è la serva sciocca che non si è resa conto di esserlo. Le grandi aziende, infatti, stanno già da tempo orientando la produzione di massa verso prodotti sottocosto dai quali sanno perfettamente come estrarre plusvalore. Le multinazionali avranno tuttalpiù bisogno dei servi della pubblicità per rifarsi di tanto in tanto la faccia, per darsi una lustrata, per far capire che in fondo anche la carne di cavallo va bene per fare il ragù alla bolognese (vedremo tra poco, ci potete scommettere, come la Findus convincerà i consumatori, con persuasivissime pubblicità, che come lei nessuna controlla la filiera. Del crine).

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

no, il buco non ce lo tappiamo. ci pensa Lui