giovedì 7 febbraio 2013

La gabbia coperta della democrazia

via


- Stiamo bene?
- Sì, stiamo bene. Insomma, ma sì.
- In che senso insomma, cosa ci manca per stare bene? Soldi? Cioè, una maggiore tranquillità, leggasi disponibilità economica?  Uno stipendio da buon servitore ci basterebbe?
- Probabilmente.
- Ma poi staremmo bene?
- Certo che se concentriamo lo sguardo su chi ci sembra stare meglio, allora non riusciremo mai a stare bene.
- Dovremo guardare a chi sta peggio, per stare meglio?
- È il modo migliore per far contento chi ci governa.
- Pensiamo che la pacificazione dell'animo si ottenga concentrandosi e accontentandosi di quel che si ha?
- Forse, sì, non lo escludiamo.
- Eppure là fuori nel mondo esistono smisurata ricchezza dovuta al progresso incessante delle forze produttive, ma i rapporti di produzione non cambiano mai [*], non evolvono, non tengono il passo delle prime, anzi arretrano: il capitale viene sempre prima del lavoro e almeno fosse un capitale condiviso e invece no. 
- Ma come possiamo instillare in noi il concetto di giustezza e quindi di necessità della rivoluzione se stiamo più o meno bene, se ci accontentiamo, se cerchiamo di grattare gli avanzi del capitale? Ovvero, se c'è ancora tra noi qualche illuso che crede nell'idea di salire nella scala sociale? 
- Però, qualcuno ci riesce, perché inventa un meccanismo che consente al capitale di trovare nuovi metodi di arricchimento. Vediamo quello che accade con la rivoluzione informatica. 
- Sì, internet ha prodotto nuovi ricchi venuti su dal nulla, ma a che prezzo? Al prezzo che, per la maggior parte di quello che appare nella rete, quello che più è visibile insomma, penso ai social networt e persino a Google, è finanziato dal capitale.
- Ma è, altresì, innegabile che, a fronte di certi studi e di certo lavoro, ancor oggi qualche umano riesce a progredire socialmente, a cambiare condizione sociale di partenza.
- Sì, e qui sta il punto: è ancora legittimo che esistano le classi sociali? Non è uno scandalo di per sé che la società sia divisa in classi e che questa divisione determini disuguaglianze, disparità, limitazioni - di fatto - della libertà che la democrazia borghese non potrà mai sanare, perché la parità di diritti, l'uguaglianza di fronte alla legge, il diritto di voto, la libertà di esprimere la propria opinione non risolvono il fatto che esistono i padroni ed esistono gli schiavi?
- Ma i padroni, a volte, sono buoni. 
- Sì, come le manguste.

«C'è una storiella, piuttosto nota, di un uomo che sale sull'autobus con una gabbia coperta di carta da pacchi. È ubriaco fradicio e dà fastidio a tutti perché vuole ad ogni costo mettere la gabbia sul sedile accanto a sé. “Che cosa c'è nella gabbia?” gli chiedono e lui: “Una mangusta”. E spiega ai presenti incuriositi che chi beve ha bisogno di una mangusta contro i serpenti del delirium tremens. “Ma quelli non sono serpenti veri” obiettano gli altri. E lui, in un bisbiglio trionfante: “Già... ma nemmeno la mangusta è vera”.
È questo il paradigma di tutta la religione e di tutta la psicoterapia [di tutta l'economia, di tutta la politica]? Sono tutte balle? E che cosa intendiamo quando diciamo: “Babbo Natale non esiste!”?».

Gregory Bateson, «Non sappia la tua sinistra», 1979, in Gregory e Mary Catherine Bateson, Dove gli angeli esitano, Adelphi, Milano 1989.

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