Crepuscolo di febbraio, sera tipo in
cui uno si chiede chi è e cosa ci fa qui e ora, cosa ci ha fatto
fino a ieri, cosa ci farà domani. Mi dico che è martedì grasso,
ultimo giorno di Carnevale, giorno che dovrei ricordare perché fu in
tale giorno che rientrai per la prima volta là dove uscii per la prima volta – era una
maga vestita di nero, no, non una strega, dio che oceano-mare che fu,
altro che Baricco.
Un peso: Berlusconi è vivo e lotta
insieme a noi, di lotta di classe neanche l'ombra, forse in Grecia accade qualcosa, ma tutto è sotto controllo.
In questo presente, mi si presenta,
immediata, la contraddizione tra ciò che sono e ciò che faccio («La
via del fare è l'essere» Lao
Tzu) e quello che non saprei nemmeno io cosa esattamente vorrei
essere e fare
– sempre che voglia essere e
fare qualcosa di
diverso da ciò che sono e
fo. E tale contraddizione, che non ho alcuna intenzione di risolvere,
forse perché non la sento abbastanza come problema che mi persegue,
ma che si affaccia, appunto, in certi momenti crepuscolari, in cui se
avessi meno amor proprio sarebbe facile cadere preda di smanie
depressive – insomma, chiudi questa cazzo frase, Massaro, non ti perdere,
vieni al dunque.
Sì,
ecco vedi, cara amica dai capelli esplosi, forse è proprio per
questo che m'impongo
l'esercizio (la fatica? Il vizio?) quotidiano dello scrivere: per uscire dalle
sacche della non esistenza. Butto fuori le mie ubbie, che altrimenti
starebbero qui sospese a mezz'aria, tra petto e ascella, e andrebbero
a aumentare la sudorazione - e tenerle a stretto troppo a lungo sul
proprio corpo, dopo
non basterebbe il sapone alla lavanda, credimi. Così, faccio
fuoriuscire dall'io
questi pensieri cupi di
finitudine e fallimento, di impotenza e di risentimento, di rabbia,
di livore, di amore inespresso, anche, di voglia di prendere le armi, come fece Gaetano Bresci fu Gasparo, ma ci sono troppi re in giro e, ancor più, una moltitudine di sudditi che vuole restare tale.
Sai,
stasera, ritornando a casa, fatto strano, ho accesso lo stereo, io
che ascolto poca musica oramai. Ho ritrovato un vecchio cd raccolta
di Battisti, ho pigiato il tasto random, è apparsa una luce.
Ah, dimenticavo: del Papa importa sega.
6 commenti:
:)
Canzone, minore forse, che mi è carissima. Buon febbraio, amico mio.
Grazie Mel, altrettanto tanto.
beh, ma invece il papa è importante... se cambia il presidente della disney "va saputo" anche se non si crede in paperino...
@ riccoespietato
Giusto, il mio era solo un piccolo moto di ribellione anti-mediatica
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