Sono
disorientato, non ho un punto di riferimento, mi sento a capo
all'ingiù come se camminassi in Patagonia e dall'alto mi vedessi
allo stesso modo in cui adesso osservo l'immoto mappamondo illuminato
internamente da una lampadina. Mi va il sangue alla testa. Sarà
meglio mi fermi, riassuma, incaselli dentro una tabella a quattro
colonne e un numero imprecisato di righe. Date certe premesse,
consegue che. Ecco, io non sono conseguente, rimango
in premessa. Introduco. «Dipende cosa vuoi
introdurre e dove», mi ha
detto un'amica via whatsapp,
dopo che le
ho inviato il mio pallido gomito dicembrino in preda a un'orgia di
sole. Amo l'alta pressione, il sole che splende nell'aere adamantino
producendo ombre che non vi
dico. «Ecco», continua la mia amica, «tienilo all'ombra». Va bene,
sommessamente rispondo, mi contengo, sono
un contenitore di inibizioni abbastanza capace.
E tuttavia sono disinibito.
Mi fotografo un capezzolo, premo invio e mi libero.
Parti del corpo che vanno in
cerca di consenso.
Vorrei
tanto ci fosse una rivoluzione proletaria, potrei
candidarmi a fare il
commissario del popolo. Ho i numeri e le competenze per giudicare
cosa è buono e giusto. Un
po' di potere, penso, mi farebbe bene. Non
mi lascerei prendere la mano. «Qualcos'altro?» Domanda la perspicace
amica. Forse saprei essere
testadicazzo con le persone giuste e non con quelle sbagliate. Forse.
Ma io non cerco il potere, cerco l'impotenza, quella buona e giusta,
l'impotenza potenziale racchiusa dentro ogni sforzo umano. Eppure un
compito bisogna che me lo prefigga di qui alla
completa dismissione dei miei pensieri impuri. Quale? Promuovere,
per quanto sta in me, il concetto di disistima assoluta verso il
ponte di comando della nave mondo,
capipopolo, capibastone, Chief Executive Officer e servitori al
seguito compresi.
Mostrare quanto poco sono venerabili, quanto molto sono esecrabili. Però sono abili. Abili nel tenere alto il morale della ciurma.
Nach
schweren Schicksalsschlägen
Pflegt
der Kanzler durch eine große Rede
Seine
Anhänger wieder aufzurichten.
Auch
der Schnitter, heißt es
Liebt
die aufrechten Ähren.
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Dopo
gravi colpi del destino
il
Cancelliere con un gran discorso ha cura
di
risollevare i suoi partigiani.
Anche
il mietitore, pare,
ama
le spighe diritte.
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Bertolt
Brecht, “Trost vom Kanzler” [“Dal Cancelliere vengono
consolazioni”] da Poesie di Svendborg, in
Poesie, Einaudi,
Torino.
2 commenti:
Dopo aver letto, ho ricordato quest'altra di Brecht:
Ogni mattina,
per guadagnarmi da vivere,
vado al mercato dove si comprano le bugie.
Pieno di speranza
mi metto tra chi vende.
Il confine tra lo smarrirsi ed il mentir(e)si è labile.
Grazie Lisa.
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