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È dai tempi di Cuore - e forse anche prima - che Serra utilizza la figura retorica sarcastica di braccia rubate all'agricoltura per attaccare e, in pratica, offendere individui o gruppi umani che hanno compiuto azioni deplorevoli.
È indubbio che, a volte, tale uso abbia una certa pertinenza ed efficacia. Nondimeno, come accade a molte figure retoriche, il sarcasmo mal sopporta la reiterazione, anche quando si tentano delle raffinate varianti sul tema.
Questa volta in particolare, Serra si dà clamorosamente la zappa sui piedi perché...
Prendiamola larga.
Com'è noto, in economia le varie attività economiche sono raggruppate in settori.
L'agricoltura, per esempio, appartiene al settore primario.
Il giornalismo, invece, fa parte del settore terziario (un terziario parecchio avanzato).
Michele Serra è un celebre giornalista e scrittore, il quale, grazie alla sua attività di pubblicista, ha ottenuto, con merito, una prestigiosa posizione editoriale, sicuramente ben remunerata. Allo stesso tempo, per diletto e anche, perché no, per interesse, ha avviato un'attività agricola nel campo (nel campo!) delle piante officinali.
Nella sua rubrica odierna, Michele Serra ha additato al pubblico ludibrio dei “minchioni” (dei commentatori: masochista lui a leggerli, ma più cogliona la redazione di Repubblica a pubblicarli no?) sostenendo che essi, perché hanno la digitazione facile, sarebbero «dita rubate all'agricoltura».
Nella sua rubrica odierna, Michele Serra ha additato al pubblico ludibrio dei “minchioni” (dei commentatori: masochista lui a leggerli, ma più cogliona la redazione di Repubblica a pubblicarli no?) sostenendo che essi, perché hanno la digitazione facile, sarebbero «dita rubate all'agricoltura».
A questo punto, uno potrebbe pensare legittimamente che la pointe assassine di Serra sia stata scagliata per far ridere qualcuno. Io non ho riso, ma ho pensato: perché egli non invita i commentatori a lavorare nel suo podere, magari a cottimo? Dato il tipo di coltivazione e raccolta, sai che dita profumate.
Comunque, che misera considerazione hanno dell'agricoltura questi nuovi agricoltori parvenu che, appunto, investono nella terra i loro quattrini? Oh, il vino di D'Alema! Oh, l'olio di De Gregori! Eccetera. Tutta gente che si dà all'agricoltura comprando braccia che fanno per loro agricoltura sennò col cazzo coltiverebbero. Che sia questo il motivo per cui questi ex comunisti imborghesiti mandano volentieri la gente a fare gli agricoltori? Giacché mica possono invitarli in redazione a scrivere (digitare) le rubrichette al posto loro.
2 commenti:
Un po' come dire: "Armiamoci e partite".
Eh sì, "interessarsi" alla terra ed ai suoi prodotti (che siano piante officinali od altro non ha importanza), senza sporcarsi realmente le mani, né tantomeno spaccarsi la schiena.
Ridicoli o, meglio, patetici. Trovo che la metafora sia oltretutto
un'offesa nei confronti dei veri agricoltori e, in generale, di chi fa ancora uso di coerenza (rarità!)
Esiste un'ostilità latente da parte della sinistra maggioritaria (illumininista, tecnoteista quindi industrialista) rispetto alla cultura contadina.
Le parole di Giuliano Zincone riportate da Mario Capanna sono solo una delle testimonianze per quanto importante ideologicamente.
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