Se voi foste nati altrove, io adesso dove sarei.
Voi siete, io non so se sono.
Se fossi voi, forse
crederei anch'io. Ma dato che sono io, permettete: dubito.
Voi sapeste. Io
seppi. Cosa seppi non saprei.
Voi udiste la leggenda dei nudisti, io invece li vidi e glieli vidi, ché li feci.
Noi facemmo dei patti
bravi, tra me, l'Eterno, e voi no.
Cantaste mentr'io
giocavo a canasta, altro che dadi.
Io diedi sette
denari, quattro picche, dieci domandamenti e Mosè ristette, sbagliando
consonante.
Io non glieli scrissi, essendo un analfabeta disgrafico.
Io non fui, gli dèi
furono, io furbo.
Voi credeste e credete credendo che io credessi e creda, mica scemo.
Io tornai conto, voi aspettaste il resto.
Voi deste, ma io non
ricevetti.
Io detti e voi non
riceveste.
Andate a morire così io
menerò il cane per l'aia.
Io vi lasciai liberi. Siete voi che mi tenete incatenato a voi.
E pregate: perché? Cosa direste se qualcuno vi pregasse e lodasse e implorasse tutti i giorni che io metto in terra? Stelle supergiganti?
I fui educato. Non ricordo il nome del precettore. Soffriva di orchite.
Io volli, non Ugo.
Mai misi una camicia cremisi, già sparsi sufficienti indizi di colpevolezza.
Poi sostai. E presi una multa. Pagai in natura.
[...]
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