venerdì 8 maggio 2015

A distant leadership smoke on the horizon

Signore e Signori,

che tanto siete appassionati dal tema della leadership, spiegatemi: vi è successo qualcosa quando eravate piccoli? Avete subito dei traumi? Non avete avuto dei pantaloni o delle gonne alle quali attaccarvi per piangere, delle mani per ricevere ceffoni, delle dita per inserire delle supposte di glicerina quando eravate costipati?
Siccome siete voi che sul palcoscenico mediatico rincoglionite, riuscendovi, la pubblica opinione mettendo al centro del dibattito politico il problema della leadership, vi prego, ditemi: parlate di questo o di quell'altro bel tomo o bella toma, della first lady o del principe consorte perché appunto in televisione e sui giornali (online e di carta) di nient'altro che di cazzate si può parlare e perché di ciò siete pagati altrimenti non sareste pagati, ma costretti casomai a fiatare a gratis ovunque voi siate?

Vi piace far credere che siano i leader a decidere le sorti del mondo, come se i leader non fossero altro che mediatori di interessi che li travalicano, che li superano e manovrano facendo credere a loro e a voi, e voi al popolo, che quello che accade fuori, la politica, l'economia, la vita, dipendano da istanze dirigiste.

In breve, fate credere – riuscendovi – che tutto dipenda dalla responsabilità individuale, dalla capacità dei singoli, dall'essere più o meno figli di puttana che non guardano in faccia nessuno, dalla faccia, appunto, tosta o a merda che affascina le plebi. Ma voi, o bucaioli, avete mai guardato il fondo (tinta) di una faccia d'uomo? Contiene la stessa valenza di una legge scritta sulla sabbia in un giorno di vento.

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