lunedì 4 maggio 2015

I giorni dell'indugio

Periodicamente, arrivavano giorni in cui Lucas rimaneva indeciso tutto il giorno sul da farsi. Giorni immobili, polverosi, da fiera antiquaria. Chi lo vedeva appoggiato ai muri, gli domandava il prezzo, come credenza. In tali occasioni, manifestava subito il proprio disappunto agnostico e, insieme, confessava qualche peccatuccio nato lì per lì se la signora, che gli faceva un'offerta, aveva un baricentro stabile. C'era chi non capiva, chi lasciava perdere, chi gli chiedeva se si vendeva a rate e, se sì, con interessi o senza. A detta di molti proponeva un taeg troppo alto ma lo faceva perché desistessero dal portarselo a casa in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti fino a far di lui uno stucchevole estraneo (Kavafis).
Poi, improvvisamente, i giorni dell'indecisione finivano: bastava un alzamento della pressione atmosferica, unito a un repentino aumento delle temperature e Lucas iniziava a decidere come un forsennato, fosse pure soltanto per prendere un caffè, allacciarsi una scarpa o cambiare l'Italia. Un'impresa, quest'ultima, che nel volgere di poche ore, anche a causa della canicola, lo ripiombava nuovamente nella condizione testé prima descritta. E riappoggiava la schiena al muro a lungo, sin da farsi crescere l'erba sotto i piedi e a farsi edificare nidi di bombo nelle asole della camicia (quando soleva portare camicie). Cosa che avrebbe meravigliato persino Renzo Piano e la pazza idea di tutti coloro che hanno in animo di riqualificare le periferie urbane (soliti discorsi da belle fiche).

Un giorno, mentre masticava il gambo di una margherita, giunse un cane che gli si leggeva la fatica nelle orecchie, penzoloni. Gli si accovacciò davanti ai piedi come a un padrone. Lo chiamò Indugio, come la prima persona singolare, modo indicativo, tempo presente, di uno dei suoi verbi preferiti. I rari bipedi pedestri che, camminando per la strada di Santiago dell'Impostura, ebbero la ventura di incontrarli, si sentirono in obbligo di lasciare un obolo nonostante non fosse loro richiesto. Raggiunta una certa cifra, Lucas e Indugio comprarono un materasso memory foam, per non dimenticare.

5 commenti:

Marino Voglio ha detto...

ringrazio quel tal Lucas per aver trovato e adottato - dunque salvato - il cane che ho perduto io alla fine del '14. può tenerlo se vuole. può anche continuare a chiamarlo Indugio, probabilmente risponderà per assonanza dato che si chiamava Cazzeggio...

Luca Massaro ha detto...

Mi ha detto quel tale che, nel caso mordesse qualcuno, la tua testimonianza e il microchip faranno fede.

Marino Voglio ha detto...

ah, ha il microchip...? allora è Oltraggio, il cane di quel cialtrone di mio cognato.

astime ha detto...

Adoro le storie che finiscono bene :)
Il materasso è un'ottima scelta (sperimento da dieci anni): per la schiena di Lucas che troverà ristoro dopo tanto muro, per Indugio che avrà un motivo in più per essere Indugio.
Buona serata

Luca Massaro ha detto...

Altrettanto buona e bella sia la serata per te, cara Astime.