Scorrevole, seppur interminabile pippone del professor Giunta sul fatto che «scrivere bene potrebbe non essere più così importante», nel quale sono esposte tesi condivisibili e altre meno, anzi: proprio per nulla, queste:
a) non credo sia del tutto vero che non s'impari più a scrivere a ventitré (o trenta) anni. Dipende. Se il discente è motivato a imparare, soprattutto per imitazione di chi sa scrivere - e chi sa scrivere dovrebbe essergli indicato dal professore -, bastano pochi libri all'ignorante desideroso di non essere più tale.
b) non capisco la precauzione o il garbo di non citare l'autore dell'editoriale (dal quale Giunta ha estratto un ampio stralcio) preso a esempio per dimostrare il livello della scrittura giornalistica contemporanea. Ché l'autore è suo cugino? O, peggio, ha timore di offendere un'intera redazione se sputtana (come ha fatto) pubblicamente un unico collaboratore?
c) non rileva il professor Giunta che «le frasette di tre o quattro parole messe lì senza la minima elaborazione, e accostate l’una all’altra senza che tra loro sussista una vera implicazione logica; le frasi-slogan senza verbo [...]; i cliché [...]; l[e] parol[e] inutilmente desuet[e] e prezios[e] [...]; l’allusione ad autorità che un po’ c’entrano un po’ no [...]; le citazioni trite usate come chiusa memorabile [...]; gli elenchi a rotta di collo, che vogliono dire tutto e niente [...]; le freddure insipide[...]; le metafore barocche fuori controllo [...]» costituiscono lo stesso tipo di linguaggio parlato (e scritto) dal principale promotore della riforma costituzionale or non è molto bocciata dalla maggioranza degli elettori italiani (e che, per contro, l'insegnante e saggista aveva caldamente suggerito fosse promossa)? Insomma, tra i politici non è solo Alessandro Di Battista a parlar e scrivere male, o no?
1 commento:
avevo letto anch'io domenica l'articolo, sia pure di fretta, ma francamente non avevo capito dove volesse parare questo Giunta. Mi è parso, di primo acchito, un articolo tanto a riga. Ipotizzavo che tu o Malvino gli dedicaste una legnata.
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