In uno studio pubblicato lo scorso aprile 2016, due ricercatori della Banca d'Italia hanno dimostrato che le famiglie più ricche della Firenze odierna discendono dalle famiglie più ricche della Firenze di seicento anni fa. «Ragioni genetiche», direbbe qualche stronzo, mentre sorseggia chissà qual cru di chissà quali fottuti marchesi.
A un secolo dalla Rivoluzione russa, dato che subbugli rivoluzionari ancor non brontolano negli stomaci degli affamati, la sinistra, ancora illusa dall'idea equivoca di ridistribuzione, potrebbe, senza mezzi termini, fare dell'esproprio un obiettivo programmatico (anche se, maestra storia insegna, che non basta espropriare per poi continuare a produrre senza farla finita, una volta per tutte, con la logica del capitale) E invece... invece niente. Pare che la ricchezza tramandata di generazione in generazione sia uno stigma divino intangibile, anche per i cari sinistresi pikettiani o neokeynesiani, che tutt'al più riescono ad alzare qualche tassa sulle auto di grossa cilindrata. Che segaioli. Mai una voglia (o una gioia) di andar a mungere poppe che hanno latte, mai trebbiare là dove c'è grana. Non solo non c'è più nessuno in giro che parli di rivoluzione, ma neanche qualcuno che voglia farla - tancredianamente - per far restare tutto come è.
1 commento:
"«Ragioni genetiche», direbbe qualche stronzo, mentre sorseggia chissà qual cru di chissà quali fottuti marchesi."
genetiche forse no - etologiche si.
per questo i figli della serva più accorti evitano di riprodursi.
(e anche delle rivoluzioni non c'è molto da fidarsi...)
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